Silvana Maggioli: la biografia scritta dal figlio Gabriele Aiudi

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Ci sarà l’autore, Gabriele Aiudi, ma anche un musicista, Mauro Menghini, a contestualizzare i periodi storici narrati attraverso brani d’epoca, e ci saranno diverse lettrici alla presentazione, stasera dalle ore 21 nella biblioteca Baldini, del volume “Il ponte scucito. Storia di una donna improbabile, fuoriuscita da una fiaba… e catturata dalla vita”, Pazzini Editore.

Un libro dedicato a una donna, Silvana Maggioli in Aiudi (1924-2017): moglie, madre, nonna, professionista dell’arte del cucito (riminese d’origine che nel dopoguerra ha aperto il primo atelier di sartoria a Novafeltria rendendolo punto di riferimento di un’ampia zona comprendente la Valmarecchia, Rimini, San Marino), maestra di vita, esempio di coraggio, perseveranza, resilienza di fronte alle avversità, fonte di grandi sofferenze, del peculiare contesto storico e familiare.

A narrare la sua vicenda umana e così quella dei suoi legami affettivi e lavorativi è il figlio che, ex docente, amante della cultura, artista in campo musicale aveva finora tenuto nascosta la sua vena di scrittore. Questo libro è riuscito a narrare l’intimità dei rapporti coi suoi cari senza mai cadere nell’ovvio, nello sdolcinato e nella retorica. Al contempo la sua narrazione ha il dono di emozionare, rendere partecipe chi legge e coinvolgerlo, miglior dote di un autore.

Aiudi ha voluto scrivere questo corposo testo – 470 pagine – utilizzando la minuziosità di un miniaturista, affinché non si perdesse traccia di una esistenza umana esemplare, o almeno se ne potesse ritardare almeno in parte la caduta nell’oblio. Con grande abilità ha collocato il racconto privato, con la sua rigorosa struttura cronologica, nella grande storia del Novecento e ha impresso all’insieme un carattere storico-antropologico che amplia lo sguardo dalla micro alla macro memoria di più generazioni.

Il tutto sempre innervato di emotività, figlia di sentimenti autentici e all’insegna di un’interiorità profonda. Ha fornito uno sguardo plurimo, come evidenziano gli escamotage grafici e le tipologie del carattere di scrittura, infatti mentre sviluppa il progetto diaristico introduce poesie, filastrocche, discorsi diretti attraverso cui fa parlare la madre e una voce fuori campo, la sua, pronta a offrire commenti con gli occhi della contemporaneità.

“Il ponte scucito” è sintetizzato così dalla figlia di Silvana: «È un racconto di contrasti in un confronto serrato fra una donna e la sua vicenda umana; è un divenire permanente di contrapposizioni, frutto di una asimmetria caratteriale nei confronti della vita sintetizzabile nella dolcezza dell’una a fronte della durezza dell’altra».

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