Nulla è sicuro ma scrivi: Eraldo Baldini

Cultura

RAVENNA. In questi giorni difficili e surreali la cultura torna, per fortuna, ad avere un ruolo primario nelle nostre vite. Sia per raccontare quello che ci sta accadendo, sia per permetterci di evadere, se non altro con l’immaginazione. Ecco perciò che abbiamo chiesto ad alcuni scrittori di parlare attraverso le pagine del nostro giornale, raccontando, se vogliono, le loro giornate ai tempi del Covid-19, oppure regalandoci con le parole un momento di “fuga dalla realtà”. Il titolo della rubrica è preso da un verso di Franco Fortini. Cominciamo oggi con Eraldo Baldini (Russi, 1952), scrittore, antropologo, etnografo. Oltre a essere un romanziere affermato, è sceneggiatore e autore teatrale. Con il suo «gotico rurale» è riuscito a trasporre un genere tipicamente anglosassone e d’ambientazione urbana nei luoghi familiari della campagna romagnola. Con Aurora Bedeschi, per Il Ponte Vecchio, ha pubblicato nel 2018 “Il fango, la fame, la peste”, storia delle epidemie in Romagna dall’antichità alla fine del Seicento. Il suo ultimo romanzo è “La palude dei fuochi erranti”, Rizzoli, 2019, ambientato durante l'epidemia di peste del 1630. Ecco un estratto del racconto di Baldini.

Perché sto bene anche a casa mia? Probabilmente, innanzitutto, per carattere. Non sono particolarmente socievole se non con una ristretta cerchia di persone, adoro i miei spazi, che sono pieni di libri e di cose interessanti da leggere, da scrivere, da fare. In quegli spazi trovo gradevolissimo anche il non fare niente.
Ma forse c’è un altro motivo, che va cercato nel passato. Io sono nato e ho vissuto fino all’età di 32 anni – quando finalmente ho potuto avere una casa mia – con una famiglia meravigliosa quanto umile, che doveva fare pesantemente i conti con quella che non è esagerato definire “povertà”. Il racconto completo di Eraldo Baldini sul Corriere Romagna in edicola oggi, 18 marzo.

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