Siccità, calo del 30% nella vendemmia nelle colline forlivesi

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I cambiamenti climatici influenzano grandemente anche l’andamento della vendemmia. Se il succo dell’uva, quella che diventerà vino, ne trae giovamento in quanto a sapore e caratteristiche organolettiche, a patirne le conseguenze è la quantità di prodotto che le case vinicole sono in grado di imbottigliare. «La siccità e il caldo rendono gli acini più piccoli e meno succosi, per un calo nella produzione che oscilla tra il 20 e il 30%. Cali molto significativi» sottolinea Mauro Sirri, titolare dell’azienda agricola vitivinicola Celli, a Bertinoro, dando voce a una preoccupazione unanimemente condivisa tra i produttori di vino dei colli forlivesi. Nel bel mezzo della vendemmia, i titolari dei poderi situati a bassa altitudine si apprestano a tirare le somme di un “raccolto” che si concluderà non oltre la fine di settembre.

Qualitativamente di rilievo

«Dal punto di vista economico è un problema - spiega Mauro Sirri, di Celli - l’equilibrio aziendale potrebbe risentirne, nonostante dal punto di vista enologico, per la loro qualità, i vini di questa annata daranno risultati molto interessanti». Allo stesso modo in cui ravvisano un calo nella produzione, gli imprenditori, tra cui Marco Martini di Podere dal Nespoli nella valle del Bidente, e Maximilian Girardi della tenuta Diavoletto, evidenziano infatti livelli qualitativi molto alti per il vino che verrà etichettato a conclusione della vendemmia del 2021.

Poca acqua e tanto caldo, spiegano gli imprenditori, «rendono un apporto minerale maggiore al vino, che dal punto di vista enologico lo rende qualitativamente più apprezzabile».

Interventi necessari

«Ciò non cancella la necessità, - rammenta Marco Martini, titolare di Podere dal Nespoli, oltre che membro del consiglio di amministrazione della società Mondo del vino, di recente acquisita da Clessidra - di provvedere urgentemente a realizzare un piano di irrigazione che permetta di supplire alla mancanza di acqua, a stagioni sempre più siccitose, per via proprio dei cambiamenti climatici. È necessario realizzare degli invasi artificiali per raccogliere l’acqua meteorica da utilizzare nei momenti di crisi idrica».

«Sono investimenti importanti - riconosce l'imprenditore forlivese - ma bisogna iniziare subito. Gli invasi richiedono molto tempo per essere costruiti, ed è indispensabile la collaborazione della Regione, delle associazioni di categoria, e delle istituzioni del territorio. Non possiamo perdere altro tempo: a risentirne, altrimenti, sarà l’economia di tutto nostro territorio, con le colline che per via della siccità verranno abbandonate e gli ambienti si inselvaticheranno. Il rischio è lo spopolamento».


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