Siccità, 4 nuove pompe per il canale emiliano-romagnolo

Cesena

Lo scenario idrologico attuale presenta un deficit idrico assai rilevante e anche se le agenzie meteorologiche prevedono finalmente precipitazioni già da mercoledì, dopo ben 110 giorni di perdurante siccità, sarà fondamentale comprendere se effettivamente quelle stesse piogge, così a lungo attese, potranno alleviare, almeno parzialmente, un gap storico di impoverimento della falda nel sottosuolo. Forte della sua esperienza sul campo anche in situazioni critiche, il CER (Canale Emiliano Romagnolo) si organizza a prevedere strategicamente le misure per la gestione di questa perdurante siccità.

La siccità, purtroppo nell’ultimo ventennio è diventata un fenomeno strutturale, quasi endemico, come effetto dei cambiamenti climatici in atto, con ripercussioni, anche molto gravi e costose, sul sistema idrico nazionale e regionale. Assume, pertanto, ancora più rilevanza l’attuare in tempi adeguati la gestione efficiente e sostenibile dell’acqua. Quello del CER è un sistema molto complesso: l’acqua veicolata è impiegata per una pluralità di usi che vanno dall’irrigazione all’uso industriale, civile e naturalmente per quello ambientale; è pertanto necessario monitorare costantemente il livello idrometrico del Po, soprattutto all’impianto idrovoro Palantone (principale snodo di derivazione delle acque) per poter gestire gli eventi siccitosi.

“Da un punto di vista idraulico, sappiamo che quando il livello del Po al Palantone raggiunge circa 2,50 metri s.l.m. il sistema idraulico va in sofferenza, rischiando il blocco delle pompe al punto di prelievo – sottolinea Raffaella Zucaro, direttore generale del CER – Per questa ragione, già da due anni, sono stati avviati i lavori di ammodernamento della dotazione elettroidraulica.

Oltre a questa innovazione il CER si sta dotando di ulteriori 4 nuove pompe tecnologicamente avanzate in grado di favorire un migliore adattamento al mutamento del clima che sta condizionando fortemente anche il livello del Grande Fiume. I dati di ARPAE evidenziano che il contenuto idrico dei terreni ad oggi è inferiore alla norma (molto inferiore sul settore nord-est del ferrarese), mentre nelle falde superficiali si registrano livelli che sono generalmente tipici delle estati più siccitose. Quindi, l’acqua stoccata nel sottosuolo, e normalmente accessibile alle colture, presenta quantitativi che vanno dal -150 al -200% rispetto alla media storica del periodo. L’agricoltura è il settore che sta pagando il prezzo più alto: nel comprensorio del CER, si stima che la mancanza di piogge abbia già reso critica la gestione delle colture di graminacee estive su una superficie prossima a 50.000 ettari; a causa della siccità, si registrano grosse complicazioni nella semina delle colture primaverili-estive, la maggior parte delle quali irrigate.

Infine, la domanda di acqua nei frutteti è elevata per poter contrastare le pericolose gelate primaverili, già causa di enormi perdite l’anno scorso. “In questo clima di grande incertezza climatica ed economica e con i costi proibitivi dell’energia e dei fertilizzanti – evidenzia il Presidente del CER, Nicola Dalmonte – oltre alle azioni operative resilienti che svolgiamo ogni giorno la struttura di ricerca agronomica del CER presso ACQUACAMPUS (laboratorio a Budrio), è all’opera per dare soluzioni concrete al settore agricolo; i principali strumenti tecnici sviluppati su nuove modalità di irrigazione, automazione degli impianti, sensori e dati satellitari, integrati nella piattaforma IRRIFRAME di ANBI.

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