Settemila sardine in Darsena a Ravenna

Ravenna

Non era facile, niente piazza storica, niente illuminazione accogliente, le sardine di Ravenna hanno sfidato il freddo, le difficoltà logistiche strette attorno all’ancora che segna la testa del canale Candiano. È mancato anche il supporto dei ragazzi bolognesi che per primi hanno lanciato il flash mob in piazza Maggiore in concomitanza con un evento di Matteo Salvini. Difficile stimare anche il numero di persone, alcune migliaia, raccolte tra il parcheggio e il comando dei vigili urbani che hanno intonato lo slogan: Ravenna non si Lega. Una cosa però, a giudicare dal colpo d’occhio, è certa: la Ravenna che dice no a una politica di odio e intolleranza ha riposto presente. Tantissimi come promesso i cartelli a partire dalla grande sardina sollevata da Edoardo Caroli, uno dei giovani organizzatori, con la romagnolissima “Piè e parsot per tot”. Tra la folla volti noti del Pd che anche su Facebook si affrettano ad applaudire all’evento, alcuni di Art.1, ma la narrazione di Edoardo Caroli e Giulia Nuti non risparmia nessuno e chiede conto alla politica tutta. Le canzoni e le battute dei primi minuti lasciano il posto ai contenuti politici e trovano le sardine unite più che mai. Johnson e Samantha, che si sentono italiani ma ancora non lo sono, spiega Edoardo, intonano il brano We are the world ma a cantare è la Romagna, da Castelbolognese, Lugo, Faenza, Solarolo, Modigliana e poi Comacchio.
Siamo il presente
«Anche Ravenna si sveglia, questa sera siamo prima di tutto esseri umani – dice Edoardo – lanciamo un messaggio a sinistra perché a destra lo hanno capito. A sinistra c’è tanta ipocrisia e inabilità a guardare al futuro. Se fossero stati capaci di contrastare il populismo le sardine non sarebbero mai esistite». Parole pronunciate da Edoardo senza mestiere o pause da oratore ma urlate nel buio della darsena tra gli applausi. «Il futuro è nelle nostre mani, ma noi giovani siamo ricordate siamo il presente». E ancora: «Non siamo numeri, dei bersagli da insultare o degli account, siamo persone». Tanto basta per accendere le sardine ravennati che si lanciano in una divertita esecuzione di Romagna mia, gridata alle spalle del canale che porta al mare. E subito arriva il canto di liberazione, Bella Ciao! ripetuta più e più volte.
Siamo liberi
Un vero invito per la giovane Giulia che con passione strappa applausi su applausi ed evoca il leader della Lega, finora quasi neanche nominato. «Ho sperato tutta la vita in una generazione che riempisse le piazze e si mobilitasse. Dovevamo essere qui il 4 dicembre perché qui non c’è nulla da liberare, siamo già liberi. C’è una comunicazione politica che ci disgusta e strumentalizza tutto». Disgusta è il verbo che Giulia ripeterà più volte verso chi divide e chi «mette un uomo contro un altro uomo. Noi siamo altro. Ravenna è un’altra cosa. L’Emilia Romagna è quell’idea per la quale vado avanti se tutti gli altri vengono con me. Siamo sardine e anche sentinelle». Con un appello ad andare a votare il 26 gennaio Giulia ringrazia Patti Smith che mercoledì sera in concerto all’Alighieri ha dedicato una canzone alle sardine. E intonando People have the power le sardine ricambiano con affetto mentre lasciano felici la darsena portando con sé cartelli e sagome colorate.

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