Servizio rifiuti, causa al Tar per recuperare 2 milioni

Imola

IMOLA. Sono quasi due milioni di euro quelli che il Comune di Imola ha versato in più per il servizio di gestione rifiuti in città a copertura degli anni fra il 2013 e il 2016 compresi. Una cifra stabilità dall’autorità di bacino Atersir, alla quale spetta il compito appunto di fissare i preventivi di spesa che i comuni poi pagano a chi gestisce il servizio, che nel caso di Imola è storicamente Hera. La questione non è nuova, la novità è però che, a distanza di anni, un giudizio del tribunale amministrativo sull’eccezione posta dal Comune di Imola non è ancora arrivato e intanto si rinnova di anno in anno l’incarico ai legali, nella fattispecie agli avvocati Giandomenico Falcon, Christian Ferrazzi del foro di Verona e Marco Falcon del foro di Padova, per tenere in piedi la causa.


Causa in attesa


A ricorrere al Tar contestando il pagamento in eccesso era stata l’amministrazione targata Movimento 5 Stelle nel 2018, con uno dei primi atti dal suo insediamento dopo le elezioni, successivamente aveva provveduto il commissario Nicola Izzo. «La discrepanza fra il preventivo e il servizio effettivamente erogato era già stato contestato dall’amministrazione comunale nel 2016, ma non tramite ricorso al Tar, e dal 2017 i preventivi di Atersir si erano riallineati – spiega oggi l’assessora in carica all’Ambiente Elisa Spada –. Detto ciò, avviato il procedimento, da quando l’Amministrazione Sangiorgi ha promosso la causa, anche l’Amministrazione successiva ha deciso di rinnovare l’incarico legale impugnando di fatto ogni anno il piano tariffario del servizio, compreso quello del 2020, affinché si possa arrivare a un giudizio e quindi, secondo quanto ritiene il Comune, a recuperare a cifra di 1,9 milioni di euro. la cifra in cui consiste la discrepanza tra preventivo e consuntivo e già pagata dal Comune all’epoca». Il ricorso coinvolge direttamente Atersir perché è sua la delibera che fissa i parametri di costo del servizio contestati, «e ad Atersir si chiede il rientro della cifra se non in denaro almeno attraverso una scontistica congrua rispetto a quanto già pagato dal Comune in anticipo», sottolinea l’assessora Spada. Fatto sta che finora il Tar non ha emesso alcuna sentenza in merito, e quei soldi versati non sono tornati indietro alle casse comunali in alcun modo. L’ “istanza di prelievo” deliberata nei giorni scorsi dalla giunta imolese, ancora una volta ha di fatto lo scopo di pungolare la giustizia amministrativa affinché prenda in esame la contestazione. Intanto le spese legali lievitano, perché anche solo questo incarico prevede la messa a disposizione di circa 8.500 euro, ovviamente di soldi pubblici.

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