Serie TV: La Mala, banditi a Milano

“La Mala, banditi a Milano”, su Sky Documentaries in cinque episodi, è una docuserie che, sin dalle prime battute, si configura come una sorta di favola sanguinaria, a cui fa da palcoscenico la città di Milano, quella degli anni Settanta e dei primi anni Ottanta, la capitale “oscura” del crimine, la metropoli che metteva paura. Omicidi, rapine, bische notturne, sequestri di persona (ben 161 soltanto in Lombardia tra il 1973 e il 1984), droga, evasioni, night, leoncini regalati da noti criminali a figlie di importanti politici: il capoluogo lombardo sembrava, come titolò “La Notte” nel 1976, Chicago. Una città dalle mille ombre, raccontata da quelli che c’erano: Renato Vallanzasca, il narratore principale, “seduto su una sedia del suo fine pena mai”; Achille Serra, ex vicecapo della polizia; un vecchio “sbirro” come Antonio Scorpaniti della sezione Omicidi; Luigi Pagano, leggendario direttore di carceri; il “segugio” Giuliano Turone; i banditi Tino Stefanini, Osvaldo Monopoli e Rossano Cochis (morto nel frattempo in mare); e tanti altri. Un gruppo di personaggi efficacissimi che si innestano in una narrazione dal sapore cinematografico, che rimanda all’estetica tarantiniana (basti pensare alla grafica e all’uso dei B movies e dello split screen…). Salvatore Garzillo, Chiara Battistini e Paolo Bernardelli, gli autori della serie, ci portano in una dimensione “filmica” sorretta da una condotta registica e da un montaggio davvero impeccabili. Un lavoro, dal ritmo serrato, in grado di svelare allo spettatore il volto tragico di quella Milano e la sua “follia”, mescolando humour, dramma e suspense.

“La Mala, banditi a Milano” finisce col diventare, così, il ritratto di una metropoli, attraversata da personaggi come Francis Turatello o come i membri della banda della Comasina, in balia della mafia (capace di mettere le mani sulla città per reinvestire i capitali accumulati con i rapimenti e il traffico di droga…) o ridotta a fare da sfondo alla lotta sanguinosa tra Vallanzasca e gli “indiani” di Angelo Epaminonda, “che riportano alla mente gli ’88 folli’ di Kill Bill volume 1”. Una Milano non “da bere” all’epoca, in cui poliziotti, magistrati e cronisti di “nera” si confrontavano, ogni giorno, con una crescente spirale di violenza e ferocia.

<<“La Mala, banditi a Milano” - ha scritto Benedetta Tobagi - ha il pregio di scongiurare il rischio di fascinazione romantica che è sempre dietro l’angolo, nel raccontare vite e imprese criminali che hanno indubbiamente del romanzesco. La serie ci restituisce storie e personaggi che superano la fantasia di qualunque sceneggiatore, le sorprese e i colpi di scena accompagnano lo spettatore fino alla fine della quinta puntata, ma forse quel che resta addosso di più è il modo in cui gli autori riescono a far emergere, nelle interviste e attraverso lo sguardo empatico della cinepresa, la profonda, a volte terribile, umanità dietro le maschere di tutti i personaggi, delle guardie e dei ladri>>.

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