Forlì, sempre più medici sospesi, ma c'è chi si pente e si vaccina

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Dall'inizio della settimana fino a ieri, i medici e dentisti cui è stato comunicato il provvedimento e che non possono esercitare sino al termine della fase di emergenza sanitaria (ora fissata al 31 dicembre, ma una proroga è praticamente scontata), sono passati da 32 a 35. Come riferisce il presidente dell'Ordine provinciale, Michele Gaudio, si tratta di «22 medici, 12 odontoiatri e un iscritto a entrambi gli albi professionali». La prima categoria è, poi, così articolata: «La sospensione, cui discende anche il congelamento degli stipendi per i dipendenti della sanità pubblica e privata, riguarda al momento 2 medici ospedalieri, altrettanti medici di medicina generale, un pediatra di libera scelta, 11 liberi professionisti e 6 colleghi pensionati. Considerando che abbiamo 2.500 iscritti, siamo sotto l'1%, fondamentalmente nella media nazionale. La situazione non è peggiore rispetto alle previsioni».

I redenti

Anche perché, nel frattempo, qualcuno si convince e la dose se la fa inoculare. Complessivamente, dall'Ausl sono stati inoltrati all'Ordine 48 atti di accertamento nei confronti dei sanitari: sono l'epilogo di un'istruttoria nei confronti dei medici non ancora vaccinati che in precedenza prevede visite specialistiche, un periodo temporale concesso per poter iniziare il ciclo vaccinale e, se nulla cambiasse e non ci fossero ragioni ostative, l'accertamento conclusivo che prelude alla sospensione. Di questi 48 atti, ne sono stati revocati 6 proprio perché il medico ha abbandonato le posizioni scettiche e si è vaccinato. Altri 6, poi, sono stati annullati poiché il professionista in realtà la propria dose l'aveva ricevuta, ma in un altro ambito territoriale. Un'ulteriore posizione stralciata è quella di un camice bianco non più esercitante la professione. La situazione, spiega Gaudio «è estremamente dinamica e se mi aspetto altre sospensioni, credo anche avremo colleghi che saggiamente andranno a farsi vaccinare».

Diffide

Intanto chi è stato obbligato a fermarsi, protesta. «Ricevo ogni giorno diffide dai loro legali, ma sono poco sostenibili e, soprattutto, mal indirizzate – afferma Gaudio -. L'Ordine è obbligato ad emanare il decreto sospensivo come ha chiarito proprio questa settimana una circolare ministeriale, ma i ricorsi, che ancora non sono stati avviati, vanno semmai inoltrati all'Ausl. Io, comunque, preferisco trovarmi al Tar per una causa amministrativa, che in tribunale per una causa penale per avere lasciato un collega libero di infettare».

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