Sede vaccini Ravenna, tra le alternative CinemaCity, Esp e Mattei

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A proporsi come sede vaccinale alternativa al Pala De Andrè al bando pubblicato dall’Ausl Romagna si erano candidati la società che gestisce il Cinema City, Amare Ravenna, riconducibile a Daniele Perini, che avrebbe sfruttato la sala da ballo per le somministrazioni del siero anti covid e il Grand Hotel Mattei, gestito dalla famiglia Musca. A comunicarlo è il capogruppo di Lista per Ravenna Alvaro Ancisi che rende noto l’esito del question time che aveva avanzato in seguito al dibattito sorto sui costi del Pala De Andrè.
Nel mirino era finito il corrispettivo dell’affitto in capo all’azienda sanitaria, circa 70mila euro, per una struttura senza dubbio adeguata ma dal costo più elevato di altri punti vaccinali analoghi individuati non solo in provincia ma anche a livello romagnolo. Per valutare eventuali altre alternative, l’Ausl aveva poi pubblicato un bando esplorativo. Un’indagine a cui hanno appunto risposto le tre società per costi mensili variabili dai 10.300 euro della location individuata da Amare Ravenna ai 37.500 del Cinema City, passando attraverso i 24mila della struttura alberghiera. Costi, rileva Ancisi, molto più bassi degli attuali considerando che «per i primi tre mesi dell’anno, il Pala De André è costato alle casse pubbliche 210mila euro, rispetto ai 72mila pagati a Rimini per le stesse funzioni vaccinali. Notevolmente meno costosa è stata anche l’altra sede provinciale romagnola di Forlì, come una decina di nuove sedi nel frattempo insediate in altre città romagnole, alcune a titolo gratuito, tra cui Faenza».
Dalla risposta al question time da parte del direttore generale dell’Ausl Romagna, Tiziano Carradori, emerge che alle tre offerte «tutte rispondenti ai requisiti richiesti nel bando», nel corso della riunione di fine marzo erano state prese in considerazione anche altre alternative dal momento che il potenziamento del piano vaccinale (con l’incremento da 6 a 10 box e mille pazienti al giorno) aveva reso superate le caratteristiche necessarie contenute nell’indagine esplorativa. Si è così ragionato su «una quarta ulteriore offerta al centro commerciale Esp», sede che ad avviso dell’Ausl mostrava «delle potenzialità» anche se «trattandosi di un’area grezza» avrebbe richiesto «tempi progettuali e di allestimento tra i 40 e i 60 giorni». E in parallelo, l’azienda sanitaria ha anche valutato la possibilità di «dotarsi di una struttura di proprietà da allestire nell’area ospedaliera».
Alla fine si è però deciso di mantenere per i prossimi mesi l’attività vaccinale nell’attuale palazzetto dello sport sulla base di elementi ulteriori rispetto a quello del mero costo. In primis perché «la sede è già allestita in maniera congrua alla richiesta di potenziamento connessa alla maggiore fornitura di vaccini e alla necessità di raggiungere l’obiettivo in tempi stretti e comunque in ottemperanza al piano vaccinale nazionale e regionale» e poi perché «nessuna offerta pervenuta possiede i requisiti logistici, di sicurezza e distanziamento, sia nella fase della accoglienza che nella fase della osservazione post vaccinale», senza trascurare il fatto che in questa fase il Pala De Andrè risulta idoneo ad accogliere e gestire un’utenza particolarmente fragile e che da aprile il costo del riscaldamento avrebbe inciso meno. Valutazioni non del tutto condivise da Ancisi secondo cui, se da un lato il Pala De André per due mesi «va comunque benissimo», dall’altro in merito alla questione «l’impressione è che si navighi a vista».

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