Se l’attività fisica fa male: piccoli accorgimenti

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A chi non è mai capitato di ritrovarsi dopo un allenamento in palestra o una corsa all’aria aperta con un acciacco che prima dell’attività non esisteva? In quanti si sono trovati a provare dolore in una parte del corpo che prima di allora non avevano contemplato chiedendosi se lo sport faccia poi davvero così bene?

«Si chiamano “sport injuries” - spiega Sara Vignoli, fisioterapista attiva sul ravennate -, quegli infortuni che colpiscono a volte gli atleti che praticano sport a livello amatoriale». Il pericolo maggiore che corrono è il sovraccarico funzionale: «Avviene quando una struttura viene utilizzata più a lungo di quanto sopporterebbe, proprio perché non si percepisce il dolore – continua l’esperta -. Un classico caso è quando in sala pesi si sollevano manubri fino a quando non è stanco il muscolo, senza pensare che usando il bicipite, si può infiammare il gomito. Non ci si deve dimenticare, infatti, che l’articolazione è sempre coinvolta dall’azione muscolare».

Tre i danni più comuni da attività fisica non agonistica: «Come tipologia troviamo le infiammazioni articolari, che coinvolgono soprattutto gomito, ginocchia, spalle e anca; i danni ai muscoli, che possono andare da lievi contratture a lesioni come stiramenti o strappi, e infine i danni ai tendini, che sono la parte terminale del muscolo che si inserisce nell’osso, cioè le classiche tendiniti». Le prime riguardano specialmente le persone che apparentemente presentano minori difficoltà: «Chi è più lasso di legamenti, ossia ha una maggiore mobilità articolare, può andare più facilmente incontro a sovraccarico articolare, proprio perché riesce a fare dei movimenti più estremi senza sforzo, andando a infiammare la zona in questione; mentre chi è più rigido muscolarmente va maggiormente incontro a danni ai muscoli e ai tendini».

Non c’è uno sport che possa rivelarsi un pericolo più di un altro: «Ciò che cambia è il distretto che può essere coinvolto. Gli sport “overhead” come la pallavolo riguardano soprattutto le spalle, ma anche le ginocchia non sono esenti, proprio come nel calcio e nella pallacanestro. Il nuoto contribuisce a creare sovraccarico alle spalle e la palestra in tutto il corpo».

All’occorrenza si può intervenire in maniera istantanea su questi eventuali danni: «Per le tendiniti, gli strappi e i sovraccarichi articolari è consigliabile utilizzare del ghiaccio; mentre per le contratture qualcosa di caldo. Bisogna considerare che quando ci si fa male alla schiena, quasi sempre si tratta di una contrattura (la muscolatura appare dura) e quasi mai di strappi (la muscolatura è percepita vuota). Qualche volta è necessario fare della laser terapia o altri tipi di trattamento anche manuali».

Per evitare di incorrere di nuovo in danni di questo tipo è bene modificare la routine dell’allenamento: «Si deve sempre iniziare a fare sport con un giusto e adeguato riscaldamento che consiste in un’attività sportiva che aumenta in maniera graduale. È consigliabile fare della mobilità articolare, chiudendo e aprendo le anche, facendo delle circonduzioni delle spalle e delle caviglie, facendo roteare il busto e il collo, per esempio. È necessario rispettare i tempi di recupero tra un esercizio e un altro, soprattutto se non si sente la fatica».

Fondamentale è anche fare dello stretching alla fine dell’attività fisica: «Lo stretching di un muscolo va tenuto almeno un minuto, per dargli il tempo di rilassarsi. Si devono considerare tutti i distretti come le braccia, il deltoide, le gambe, i quadricipiti senza bypassare la schiena. Per quest’ultima meglio procedere distesi con le gambe a 90 gradi».

L’attività può essere anche quotidiana: «Un’altra cosa importante è bere tanto, perché i muscoli, e il nostro corpo in generale, hanno bisogno di acqua e sali minerali per essere ben funzionanti».

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