Quando il campo lo occupa gente che non vorresti mai incontrare

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In questo anno di emergenza sanitaria anche lo sport ha visto nascere la sua speciale teoria dei vasi comunicanti: si sono, ahimé, svuotati i campi di quasi tutti gli sport e si sono riempiti quelli da Padel. Trovare un campo in Emilia-Romagna non è per niente facile e la domanda che tutti si fanno a mezzo bocca è sempre la stessa. "Durerà?". Con buona pace dei gestori, pensiamo di sì, anche se l'intensità calerà per forza con il grande ritorno di basket e calcio nelle sue varie declinazioni. La forza del Padel è che ha un bacino di età amplissimo e che attira sui campi moltissime donne e ragazze.

La famiglia del Padel dunque è ormai molto numerosa, ma non per questo per forza piacevole. Ecco a voi, dunque alcuni dei tipi che non vorresti mai incontrare su un campo da paddle

Quelli che non si sanno vestire


Il Padel ha un suo codice di abbigliamento: i brand che vanno per la maggiore sono Joma, Asics, Head e sono universalmente accettati i completi da tennis. No scarpe da calcetto, no maglia da calcio, no calzettoni alti da calcio. E poi, soprattutto, no ai pantaloncini senza tasche. Si dovrebbero prevedere pene severissime per quelli che tra la prima e la seconda di servizio si aggirano per il campo in cerca di una palla.

Quelli che esultano quando sbagli


Nel tennis c’è un codice di comportamento che è bene osservare anche nel Padel. Se il tuo avversario fa doppio fallo, sbaglia in rete un colpo facile o commette un generico errore non forzato non si esulta. Si sta in silenzio, signorili, provando una classica e benedetta gioia contenuta. Anche se dentro si ha il Carnevale di Rio perché adesso siete sopra 5-4 al terzo, c’è bisogno di compostezza.

Quello che quando sta 30-15 dicono «sta 3-1»


No, se il punteggio è quello del tennis si segue quello del tennis. Con rigorosa precisione e senza giovanilistiche invenzioni linguistiche che rovinano certe tradizioni da rispettare sempre.

Quelli che vanno a lezione tre volte a settimana e ti dicono «ma io non gioco mai»


Questa è una categoria di mostri ereditata dal tennis, ma ha trovato terreno molto fertile nel giocatore medio di padel che sta dilapidando il suo conto in banca per migliorare il gioco con la parete, ma finge di essere disinteressato e poco allenato.

I mangiatori di racchette


Head, Wilson, Bullpadel, Racchetta Artigianle fabbricata in un laboratorio segreto argentino: ne cambiano una ogni partita, spendono un patrimonio e architettano un personale mercato nero di rivendita on-line senza capire la verità fondamentale. Il problema vero è sempre il braccio.

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