La Regione investe oltre 800.000 euro per ‘salvare’ le piccole scuole di montagna. I fondi sono infatti destinati ai plessi, per lo più di scuola elementare, che ospitano le cosiddette pluriclassi, cioè classi formate da alunni di età diversa. Saranno 124 nell’anno scolastico 2023-2024. Il progetto, avviato in via sperimentale lo scorso anno in sei plessi e 12 pluriclassi di montagna delle province di Reggio Emilia (Comune capofila Ventasso) e Forlì-Cesena (Comune capofila Portico e San Benedetto), viene esteso a tutto il territorio. Con un bando appena approvato dalla giunta regionale e finanziato con 812.000 euro del fondo sociale europeo plus, si dà la possibilità a tutti i 61 Comuni delle aree montane in cui sono presenti pluriclassi di realizzare progetti didattici e servizi innovativi anche grazie agli incentivi economici, che ammontano a 3.000 euro per ogni pluriclasse attivata, più 5.500 euro per ciascun plesso scolastico coinvolto.
Il sostegno finanziario previsto va da un minimo di 8.500 euro nel caso di un Comune con una sola pluriclasse facente parte di un unico plesso scolastico, per arrivare a oltre 40.000 euro a favore di quei Comuni, singoli o capofila di un progetto più ampio che abbraccia altri enti locali, con diverse pluriclassi attivate e più di un plesso scolastico coinvolti. Le domande per accedere ai contributi da parte dei Comuni, singoli o in qualità di capofila, possono già essere presentate, e il termine massimo è entro il 20 dicembre. “Quello che viene finanziato- chiarisce l’assessora regionale alla Scuola Paola Salomoni presentando oggi la novità in Regione- sono le professionalità aggiuntive per aiutare i docenti e per allungare il tempo scuola, oltre alle spese di trasporto per consentire ai bambini di avere contatti anche al di fuori dal loro paese”. Si tratta, sottolinea l’assessore regionale alla Montagna Igor Taruffi, di “un’azione sperimentale che ora abbiamo deciso di estendere e fare diventare strutturale. Dobbiamo sostenere da tutti i punti di vista l’Appennino, che rischia di essere sul lungo periodo il territorio più colpito dalle conseguenze dell’alluvione”. Altro tema sul tavolo sono gli spostamenti, che saranno particolarmente complessi nelle zone colpite dalle frane e rischiano di disincentivare i docenti precari ad accettare supplenze dove le difficoltà sono maggiori.
“Le infrastrutture- sottolinea in proposito Taruffi- sono uno snodo fondamentale. Ad un certo punto l’acqua si ritira ma la terra venuta giù no. Se si aspetta ancora un po’ i cantieri per riparare le strade non potranno essere svolti prima dell’inverno. Rischiamo di pagare quei due mesi persi per la nomina del commissario”.