"Scuola, a Forlì servono decine di autobus in più"

Forlì

FORLI'. Capienza degli autobus all’80%: la richiesta delle Regioni per assicurare sostenibilità e sicurezza al trasporto pubblico scolastico è stata accolta lunedì dal Governo, ma le linee guida adottate ora vanno declinate concretamente in mezzi e servizi e il tempo stringe. Il presidente di Start Romagna, Roberto Sacchetti, è atteso da una vera full immersion per renderle operative. E i dubbi su come poterlo fare sono ancora tanti. Forse troppi.
L’accordo raggiunto va incontro alle esigenze di enti locali, agenzie della mobilità e gestori del servizio?
«È stata tracciata una strada, ma va ancora percorsa e stiamo cercando di capire come procedere per organizzare il nostro servizio sapendo che un 20% in meno di posti disponibili significa molte più corse da effettuare per raggiungere il nostro obiettivo: non lasciare nessuno a piedi».
Quante corse aggiuntive, e quindi mezzi per coprirle, sono presumibili?
«Dipende dai bacini. Quello di Forlì-Cesena è il più ampio e, perciò, richiede anche più autobus per svolgere il servizio. La stima, effettuata in base ai dati dell’anno scorso, parla di un fabbisogno complessivo in Romagna di 4 milioni di euro per mettere in campo tra i 20 e i 25 autobus in più in ogni provincia. Potremmo anche doverne trovare 30, ma i calcoli li stiamo ancora facendo sulla base delle variabili in campo che sono innumerevoli. Servire una scuola superiore rispetto a medie ed elementari è diverso, anche per i ragazzi che, nel secondo caso, godranno della gratuità del servizio. Tutto questo incide».
Questi mezzi “Start Romagna” li ha in garage, può eventualmente dotarsene, o serve l’ausilio dei privati?
«Il sostegno delle aziende di trasporto privato è indispensabile. Non ho problemi a dire, anzi, che la quasi totalità degli autobus aggiuntivi, quest’anno andrà garantita proprio da loro. Noi, da soli, non ci riusciamo».


Il Governo ha stanziato 200 milioni per le Regioni e altri 150 a beneficio di Comuni e Province per i servizi aggiuntivi di trasporto (e quindi le convenzioni coi privati): bastano?
«Non credo, non sono cifre rilevanti. Se si vanno a spalmare tra tutte le regioni italiane, in Emilia-Romagna potrebbe arrivare una decina di milioni. Solo in Romagna ce ne servono almeno 4».
Però si parla di capienza al 100% per le tratte sotto i 15 minuti di percorrenza…
«La fermo subito, riguarda solo gli scuolabus. Non tocca il trasporto pubblico a meno di stravolgere i nostri mezzi con separatori tra i sedili. Un altro costo in più. Noi sanifichiamo, disinfettiamo, stiamo iniziando a installare i dispenser per il gel che, però, in altre aziende italiane rubano e faremo di tutto per garantire il ricambio d’aria che, però, con l’apertura delle porte alle fermate, è assicurato».
Dovrete anche dotarvi di steward per fare entrare e uscire la gente in modo ordinato?
«Sono figure che abbiamo messo in campo durante il lockdown perché avevamo meno corse, adesso di disponibili non ne abbiamo e la nostra competenza si ferma all’interno del mezzo. A ciò che succede fuori dovrebbero provvedere i Comuni o, lo dico come battuta ma fino a un certo punto, l’Esercito. Perché no? Si potrebbe domandare alle Prefetture».
Insomma, ce la farete? E cosa serve affinché ci riusciate in così poco tempo?
«Ci proveremo, ma dobbiamo avere a disposizione ogni informazione possibile dalle stazioni appaltanti per pianificare tutto. Servono, poi, elasticità degli enti ad affrontare tempestivamente le situazioni che solo all’atto pratico emergeranno; la capacità delle scuole di fare la propria parte alternando didattica in presenza e a distanza; una grande responsabilità da parte di famiglie e ragazzi. Dico solo questo: le mascherine sull’autobus sono obbligatorie, ma sul volto, non sul gomito».

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