Team automobilistico di Gambettola porta a processo ex finanziatore di Ravenna

Erano partner in affari, uniti dalla comune passione per i motori: uno, patron di un team di auto da corsa, la BF Motorsport di Gambettola, nel Cesenate, con un curriculum da ex pilota in varie formule nazionali. L’altro, finanziatore inserito nel settore dell’automobilismo, che per un certo periodo ha foraggiato gli investimenti della squadra. E’ andato tutto con un filo di gas, fino all’incidente diplomatico: cioè la decisione del team di interrompere i rapporti commerciali. La reazione dell’ex socio si è trasformata nell’incubo quotidiano che ormai il titolare del team e suo figlio - subentrato al volante dei bolidi - lamentano di vivere ormai da oltre due anni e mezzo. Gli avrebbe dichiarato guerra a suon di cattiva pubblicità e post ritenuti diffamatori, con l’obiettivo di fare piazza pulita di piloti, sponsor e fornitori disposti a sostenere la scuderia. Un’ossessione quotidiana, proseguita anche a un paio d’ore dall’udienza di ieri in tribunale a Ravenna, quando l’ormai ex finanziatore, un 68enne di origine piemontese ma da tempo residente in città, ha pubblicato l’ultimo post bollando i “rivali” come «truffatori» e annunciando l’inizio del processo nel quale però la parte dell’imputato accusato di diffamazione e minaccia è tutta sua.

Parti offese in aula

A raccontare i fatti denunciati in due diverse querele sono stati chiamati a deporre padre e figlio, costituitisi parte civile con l’avvocato bolognese Matteo Casalini. Davanti al giudice Antonella Guidomei, hanno ripercorso le fasi salienti dei fatti poi confluiti nel capo d’imputazione finito sul tavolo del vice procuratore onorario Katia Ravaioli. Primo a parlare il fondatore del team, Imerio Brigliadori, ricordando l’iniziale conoscenza con l’imputato, incontrato per l’acquisto di un’auto e poi divenuto sostenitore della squadra, una risorsa importante, dato che - ha spiegato il titolare - non potevo chiedere denaro alle banche per via di passati problemi». Di fatto, il conoscente «ci prestava delle cifre, ci aiutava negli anni. Ma nel settembre 2019, non l’ho più voluto come intermediario di cessione del credito». La reazione? «Lui si presentò in pista urlando e facendosi sentire dai piloti e dai genitori presenti, di lì in avanti è stato un continuo. Diceva a tutti che non saremmo più stati presenti nelle competizioni degli anni successivi perché ci avrebbe fatto chiudere. A quel punto ha iniziato una campagna quotidiana su Facebook, anche stamattina». E in effetti, la cadenza dei post pubblicati dal 68enne - assistito dall’avvocato Daniele Valentini - è quasi quotidiana, mostrando documenti riconducibili a un contenzioso legato alla cessione di auto. Così si arriva a la prima querela dell’imprenditore, datata novembre 2020, quando le conseguenze di quel battage pubblicitario negativo si sono fatte sentire: «Abbiamo perso i piloti, hanno iniziato a portare via le macchine, altre aziende si sono tirate indietro per paura di essere associate alla nostra. Avevamo tre auto nei circuiti, quest’anno ne abbiamo una sola». In questo contesto si sarebbe configurata la presunta minaccia, un messaggio vagamente allusivo, nel quale l’imputato avrebbe citato il mozzicone di una sigaretta e i possibili effetti collaterali. Ecco allora che è partita la seconda querela, giunta insieme alla prima a un primo giro di pista: l’apertura del processo.

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