Scomparsa di Cristina Golinucci: nel trentennale la vicinanza alla famiglia dei frati Cappuccini

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Giovedì 1 settembre ricorre il 30° anniversario della scomparsa di Cristina Golinucci. La giovane, originaria di Ronta, aveva 21 anni quando sparì nel nulla nei pressi del convento dei Cappuccini, a Cesena. Lì aveva appuntamento con il suo padre confessore. Nel parcheggio adiacente il convento venne ritrovata la sua Fiat 500, ma di lei non si seppe più nulla.

In questi trent'anni di attesa, con tenacia mamma Marisa assieme al marito Giovanni (scomparso ormai da tempo) e alla figlia maggiore Stefania, con i familiari e i tanti amici, ha mantenuto alta l'attenzione per la scomparsa di Cristina, sostenuta anche dai volontari dell'associazione nazionale "Penelope odv" che unisce famiglie e amici delle persone scomparse.

"È nostro desiderio rinnovare la vicinanza alla famiglia Golinucci, in particolare alla madre Marisa, che continua a lottare per fare luce sulla vicenda", sono le parole della nota che i frati minori cappuccini dell'Emilia Romagna hanno inviato questa mattina alla stampa. Di seguito, il testo completo:

"Ci avviciniamo al giorno di una triste ricorrenza. Il primo settembre di trent’anni fa scomparve Cristina Golinucci, giovane che frequentava il convento di Cesena.

È nostro desiderio rinnovare la vicinanza alla famiglia Golinucci, in particolare alla madre Marisa, che continua a lottare per fare luce sulla vicenda.

Ribadiamo la nostra totale disponibilità a collaborare con le Forze dell’Ordine, così come abbiamo sempre fatto in passato, affinché, nel nome della giustizia la verità possa finalmente emergere.

Facciamo anche presente che il nostro convento è frequentato quotidianamente da molte persone, associazioni e gruppi e che la maggioranza dei frati presenti oggi, all’epoca dei fatti non aveva neppure intrapreso il cammino della vita religiosa.

Ricordiamo alcune tappe investigative che hanno coinvolto il nostro convento: il 12 agosto 1997, il dott. Oscar Ghetti, capo squadra mobile della Questura di Forlì, coadiuvato dalla Polizia Scientifica, dai Vigili del fuoco sommozzatori di Bologna, nonché da un contingente della Polizia di Stato e di Carabinieri della Compagnia di Cesena, ha proceduto a un sopraluogo dettagliato del nostro convento. Tale sopraluogo era stato delegato dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Forlì in relazione al procedimento contro Emanuel Boke.

Il 7 dicembre 2004, il Commissariato della Polizia di Stato di Cesena ha proceduto alla perquisizione di un locale di servizio. Dopo aver eseguito l’abbattimento di una parete in mattoni, la perquisizione ha riguardato una fossa settica.

Dopo la riapertura delle indagini, il 25 maggio 2010 è stato effettuato un altro sopraluogo in tutti i nostri spazi utilizzando la tecnologia “georadar”, messa a disposizione della Polizia scientifica di Roma. Anche questa indagine ha avuto esito negativo".

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