Sciopero della sanità: "Organici adeguati e sicurezza in corsia"

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«Immediato adeguamento delle dotazioni organiche del personale. E reale attività di contrasto della violenza verso gli infermieri».

Sono le due rivendicazioni più strettamente legate all’Ausl Romagna del “manifesto” con cui il sindacato degli infermieri Nursing Up ha annunciato lo sciopero nazionale di domani e i sei giorni di sciopero dallo straordinario fra domani e mercoledì 13.

«Lo straordinario dovrebbe essere qualche cosa di eccezionale, invece è diventato ordinario – motiva questa scelta particolare Francesca Batani, responsabile Emilia-Romagna di Nursing Up –. I turni si allungano, si saltano i riposi, non vengono concesse ferie e via andare».


Carenza del personale

Sul versante del personale, «la situazione è degenerata nel tempo, perché le aziende, quando si sono unite, avevano realtà diverse – spiega Batani –. Rimini aveva una realtà di ricchezza di personale, perché la Santullo (Antonella Santullo, al vertice della direzione infermieristica e tecnica dell’ex Ausl di Rimini, ndr) aveva investito molto sul personale. L’azienda di Cesena aveva investito più su delle specifiche figure come Wound care, Case manager e Picc team, e quindi, dal punto di vista economico, aveva puntato sul numero piccolo, ma non è cresciuta numericamente come personale. E così le altre realtà».

Nell’unione, «Cesena e Forlì avevano uno sproposito di ore da recuperare e di ferie da fare – aggiunge –. Rimini era un’isola felice. Quello che aveva messo in piedi la Santullo aveva un costo, ma era anche funzionale e i lavoratori non erano stanchi, non erano oppressi».

Unendo i territori «non si è preso il meglio – continua –. Si è preso quello che faceva risparmiare di più e che dava di più in termini di efficacia ed efficienza, però senza contare che si spremono i lavoratori. E adesso Rimini si trova un po’ come Cesena o come Forlì, quindi ha dei turni dove le ferie sono richiamabili o non vengono concesse o vengono revocate all’ultimo minuto, dove non si sa se si può usufruire del riposo oppure si viene richiamati. Una reperibilità perenne h24».


Violenza sugli infermieri

Sul fronte violenza, «il rapporto (numerico, ndr) che c’è fra personale e utenza da gestire è troppo basso perché si riesca a capire e a captare i cambiamenti del paziente o del parente – osserva Batani –. Per esempio, in Pronto soccorso l’infermiere deve gestire un sempre più elevato numero di utenti che arriva e non ha il tempo che dovrebbe da dedicare a una persona per una pianificazione assistenziale che prevede anche il monitoraggio dell’aspetto emotivo, quindi la situazione degenera».

Insomma, «i corsi di formazione vanno benissimo, ma stiamo parlando degli optional senza che il personale abbia la macchina – continua –. E finché l’azienda continuerà a fare questi rattoppi, non riusciremo mai ad arrivare a qualcosa di buono».

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