Scarti alimentari d'artista, Bertozzi & Casoni in mostra

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FERRARA. Non c’è alla base un intento ecologista, ma può essere una chiave di lettura. Gli artisti imolesi Bertozzi & Casoni stanno esponendo in queste settimane alla galleria MLB Maria Livia Brunelli Gallery di Ferrara (in concomitanza con la mostra dedicata a Giuseppe De Nittis al Palazzo dei Diamanti) i loro “Frammenti di quotidianità” dove uno dei protagonisti è proprio il cibo, o meglio gli scarti che ne derivano. È una riflessione, che spesso ricorre nelle opere del duo artistico imolese, quella sulla transitorietà e la precarietà, che nell’era industriale passa necessariamente dal consumo e spesso dallo spreco, meccanismo al quale il cibo è continuamente sottoposto. Raccogliendo varie eredità del passato, ad esempio dalle nature morte secentesche traggono i simboli di vanitas e i memento mori (gli insetti ad esempio che si posano sugli avanzi del cibo), dal realismo ottocentesco la visione disillusa della realtà, dalle avanguardie surrealiste il lato concettuale del ready made. Solo che “vero” questo cibo non è, ma è una copia, di ceramica.

«Le nostre prime “sparecchiature” risalgono agli anni Ottanta –spiega Paolo Bertozzi –. Eravamo partiti riflettendo proprio su questa idea di precarietà dell’esistenza, affascinati dal rifiuto, e quello industriale offre una infinità di spunti per i colori, le forme. Siamo arrivati poi gradualmente alla rappresentazione iperrealistica di queste opere». I vassoi con le tazze sporche, gli avanzi di zucchero, dolci e pani sbocconcellati, i gusci di uova spaccate, i fondi di caffè, le bucce marce, i liquidi che colano disturbano l’occhio, e lo catturano in allo stesso tempo. Perché sembrano veri, ma non lo sono, perché forse ci mettono di fronte a una quotidianità di cui almeno un po’ tutti ci vergogniamo, eppure ne siamo parte, quella dello spreco. Mostrano quello che normalmente terremmo nascosto, che è sì il marciume e lo sporco che non abbiamo ripulito a dovere, ma è anche l’idea di quello che lo ha generato che ci scuote e ci disturba. Lo scarto, il rifiuto alimentare, non esisterebbe in natura, gli uomini lo hanno di fatto inventato, gli uomini dell’era industriale lo hanno moltiplicato a dismisura, ne hanno in qualche modo perso il controllo generandone una quantità abnorme. «Negli accumuli di Bertozzi & Casoni ci ritroviamo: li riconosciamo e abbiamo l’istinto di smaltirli, ma Bertozzi & Casoni ci bloccano, li bloccano nella ceramica –spiegano i curatori nel presentare la mostra – . L’accumulo casuale, perfetto ready made di ogni nostro quotidiano, viene nobilitato e sottolineato dalla ceramica, dagli infiniti virtuosismi tecnici ed artistici che ci spingono a vedere oltre la superficie di ciò che stiamo guardando».
Anche in questo caso l’arte usa il cibo, che ancora una volta si conferma un alfabeto comprensibile a tutti e la riflessione giovanile di Bertozzi & Casoni oggi è più attuale che mai. «Il cibo in fondo è forse la cosa più transitoria della nostra vita quotidiana –sottolinea Paolo Bertozzi –. Il nostro lavoro di artigiani è estetico, noi guardiamo quello che abbiamo intorno, cerchiamo di coglierne il senso, lo rendiamo in forme che siano esteticamente artistiche, nelle forme, nei colori». Chi le guarda ci mette il resto, questo in fondo l’arte fa, e il cibo la aiuta, evocando metafore, connessioni, magari stimolando sensi di colpa, reazioni e consapevolezze che possono essere anche condivise. La mostra sarà visitabile fino al 13 aprile 2020. Info: www.mlbgallery.com

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