Sbrighi presenta alle Befane il suo nuovo film

Talvolta la settima arte può lenire il dolore della perdita e fare scoprire nuove ragioni per vivere. È un pensiero racchiuso nell’incipit del film La ballata dei gusci infranti della regista Federica Biondi, in uscita nelle sale giovedì 31 marzo; una speciale première romagnola è attesa giovedì alle 20.45 al Multiplex Le Befane di Rimini. Sarà infatti una proiezione con alcuni dei protagonisti dell’opera; intervengono la regista Federica Biondi al suo primo lungometraggio, il giovane produttore Simone Riccioni, pure nel cast; e Samuele Sbrighi (1975) da Santarcangelo, attore romagnolo di lunga esperienza, che ha scelto di tornare a vivere nella sua ridente provincia dove ha aperto il centro “La valigia dell’attore”.

“La ballata dei gusci infranti”, che ha registrato un successo alle anteprime di Milano e Roma, è un film in 4 episodi ambientati i piedi dei monti Sibillini, in piccole località come Fiastra, Arquata del Tronto, San Ginesio… luoghi tutti colpiti dal terremoto 2016. Fra i nomi di cartello, anche Lina Sastri e Giorgio Colangeli.

Sbrighi, qual è il senso di gusci infranti dal terremoto?

«Anche se girato tra marzo e ottobre 2021, nella zona dei monti Sibillini del terremoto, quel tragico evento è solo un pretesto per affrontare il tema della perdita, e in maniera diversa nei singoli episodi. È anche il pretesto per parlare di sentimenti; il guscio è la metafora che sposa l’intera gamma dei sentimenti, diventa il porto più sicuro ove attraccare. In questo racconto di rinascita i “gusci” delle persone hanno un’importanza fondamentale».

Lei che ruolo interpreta?

«Sono Jacopo, l’unico personaggio presente in tutti gli episodi, colui che funge da collegamento. Sono considerato il matto del villaggio ma in realtà Jacopo è una persona estremamente sensibile, rispettosa della natura. La attraversa a piedi, cita Dante e conosce tutti gli abitanti, pure tenendosi ai margini. Nel film sono il figlio di Lina Sastri e di Giorgio Colangeli».

Come è arrivato a questo set e al suo personaggio?

«Avevo già lavorato con l’attore Simone Riccioni, produttore del film, nella pellicola “Tiro libero”. È stato lui a propormi questo ruolo. Ci siamo seduti a tavolino tutti e tre con la regista, e subito mi sono innamorato di un ruolo così bello e delicato. Mi sono molto impegnato affinché questo matto non risultasse banale nei cliché, né scontato o didascalico ma fosse costruito con tante sfumature. Mi piace affrontare un lavoro di approfondimento sui personaggi che mi consenta di distaccarmi dal recitare, per vivere il personaggio e restituirlo sullo schermo vicino alla verità. Il ruolo di Jacopo, così complesso, mi inorgoglisce tanto».

Si sente un po’ matto del villaggio?

«Lars von Trier ci ha insegnato che dentro di noi c’è un matto che ha voglia di uscire e di giocare, credo sia un privilegio che qualcuno conceda al proprio matto di giocare. Qualche spettatore mi ha chiesto se è stato difficile interpretarlo; ho risposto che certe volte è più difficile essere normale. Lo ritengo un riconoscimento alla mia carriera ultraventennale con più di trenta film all’attivo».

Una carriera, la sua, maturata fra l’accademia teatrale Antoniano di Bologna prima, e il Centro cinema Duse a Roma, ovvero l’Actor’s Studio italiano, poi. A 4 anni il debutto in “Chiedo asilo” di Marco Ferreri al fianco di Roberto Benigni. Che altro?

«Mio padre di Cervia e mia madre di Santarcangelo mi hanno sempre sostenuto nella mia attitudine. Ho vissuto a Roma, a Napoli in compagnia con Vincenzo Salemme e Biagio Izzo, a Torino, a Londra; quando è nata mia figlia, quasi dieci anni fa, sono tornato a Santarcangelo desiderando che lei crescesse lì. Ho aperto il mio centro “La valigia dell’attore” volendo creare un centro di formazione nella mia terra, sono un “acting coach” e alleno attori di ogni età. Il 30 maggio al Lavatoio i miei attori debuttano nel mio testo “Piccole tragedie quotidiane”. Di recente ho girato la serie Rai “Vivere non è un gioco da ragazzi”, regia di Rolando Ravello, mentre farò un cameo nel sequel di “Diabolik” al fianco di Monica Bellucci, regia dei Manetti Bros».

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