Sblocco licenziamenti, a rischio i primi 17 posti a Cervia

Cervia

A lungo i sindacati hanno lanciato l’allarme sul rischio che lo sblocco dei licenziamenti a luglio potesse innescare pesanti conseguenze sul fronte occupazionale. Timori che a Cervia hanno trovato subito conferma. Appena una settimana dopo la fine della salvaguardia dei posti di lavoro, la Essentra Packaging ha avviato la procedura per il licenziamento di 17 dei 100 lavoratori occupati. Si tratta della prima procedura in regione dopo la fine del blocco dei licenziamenti. Una decisione unilaterale dell’azienda contestata dai sindacati che hanno proclamato lo stato di agitazione, chiedendo ai vertici aziendali (con cui oggi è in programma un incontro) la revoca della procedura avviata, nella convinzione che le criticità economiche lamentate dall’azienda possano essere affrontate e superate tramite soluzioni alternative al licenziamento. In primis, il ricorso alla cassa integrazione ordinaria. Nel braccio di ferro appena partito, spiega una nota congiunta di Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom, le organizzazioni sindacali hanno proclamato «16 ore di sciopero da calendarizzare», chiedendo contestualmente «l’attivazione del tavolo provinciale e regionale per salvaguardare i posti di lavoro» e tutelare «lavoratori e famiglie».

La situazione

La srl cervese, storica realtà poi assorbita dalla Essentra, è una delle tre sedi operative della divisione italiana della multinazionale di Oxford, leader nel packaging in diversi settori industriali, dalla cosmesi al comparto farmaceutico, da quello della lavorazione del tabacco alla componentistica per l’automotive, fino ai segmenti del trasporto e della logistica. Nella sede di via Di Vittorio vengono prodotte scatole e blister di medicinali, mentre in quella di Podenzano, nel Piacentino, vengono stampati i “bugiardini” (ovvero le istruzioni su composizione e modalità di assunzioni dei farmaci); a Padulle di Sala Bolognese c’è invece la divisione relativa alla componentistica. «Pur riconoscendo le difficoltà che l’azienda si trova ad affrontare, riteniamo che sussistano le condizioni per la salvaguardia dell’occupazione e un rilancio dell’attività – spiega Roberto Cornigli, segretario della Slc Cgil di Ravenna –. Stiamo parlando di una impresa che è la terza a livello europeo per qualità di prodotti, qualità che purtroppo in questo fase fatica ad avere un’adeguata remunerazione». In un momento in cui il comparto sanitario è incentrato sulla produzione di mascherine, il fatto di produrre confezioni per tutti gli altri farmaci ha provocato una contrazione a bilancio, acuita dalla perdita di parte della clientela che si è rivolta ad aziende concorrenti puntando al risparmio. Fattori che, combinati, sono all’origine delle attuali difficoltà. «Da qualche tempo l’azienda ha dovuto affrontare elementi di sofferenza – conferma Cornigli –; non stiamo però parlando di una realtà sul baratro. Nell’ultimo triennio, solo nel 2019 il risultato economico è stato negativo. Lo scorso anno la contrazione è stata tamponata ricorrendo agli ammortizzatori sociali legati al covid. Ora sussistono comunque le condizioni per sfruttare la cassa integrazione ordinaria, 52 settimane utilizzabili nell’arco di un biennio che potrebbero permettere di mantenere l’occupazione, dando modo a parte dei dipendenti di trovare eventualmente una ricollocazione». L’azienda invece, come specificato nella comunicazione di avvio della procedura di licenziamento collettivo, ritiene che la crisi non consenta altre strade rispetto all’esubero, giudicando il ricorso agli ammortizzatori sociali non idoneo a risolvere un problema strutturale. Al momento la trattativa è aperta, non sono ancora state individuate le figure che eventualmente potrebbero saltare, ma l’orizzonte temporale è stretto; il rischio concreto è che tra la metà e la fine di settembre partano le lettere di licenziamento per un dipendente su cinque. Per questo si tenta la via della mediazione, cercando di trovare un punto d’incontro alternativo. Proprio oggi è in programma un incontro tra l’azienda e le parti sociali. «Come sindacati siamo disponibili a ragionare insieme per raggiungere un accordo – conclude Cornigli –, ma a condizione che la società torni sui suoi passi revocando la procedura di licenziamento».

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