«Lo sbarco sulla luna? Lo guardai a Cattolica aggrappato alla tv»

«Lo sbarco sulla luna di 50 anni fa? Lo guardai a Cattolica, in osteria, aggrappato alla tv». Aveva appena 12 anni Paolo Nespoli il 20 luglio 1969 e probabilmente, in quel momento vissuto in un locale della Regina, mentre Neil Armstrong toccava il suolo lunare, ha capito cosa avrebbe fatto da grande. Negli anni successivi Nespoli è stato l’astronauta italiano con il record di permanenza nello spazio: 313 giorni, 2 ore e 36 minuti. E alla vigilia del cinquantesimo anniversario dell’allunaggio, ha raccontato i momenti in cui ha vissuto quella sera dell’estate ‘69, in un’intervista al Corriere della Sera.
«Il 20 luglio 1969 ero a Cattolica, alla colonia estiva. I miei genitori erano venuti a trovarmi per qualche giorno, proprio in occasione dello sbarco sulla Luna. Quella sera mi presero dalla colonia e andammo a cercare un locale dove guardare l’allunaggio prima, e la discesa dell’uomo poi. Girammo un po’, senza successo. Poi finimmo in questa specie di osteria, una stanza piccola e caldissima, piena di gente, dove eravamo praticamente aggrappati al televisore».
Il racconto di Nespoli continua: «Mio padre mi diceva: Guarda, stanno facendo una cosa eccezionale, la Luna, la Luna…. In realtà l’Apollo 11 era il risultato di una missione partita molto prima, è arrivato come una sequenza di eventi della corsa tra russi e americani di cui si parlava a scuola, sui giornali: di questo ero cosciente, anche se avevo dodici anni. La verità è che io guardavo i cartoni animati dei Jetsons, I pronipoti, dove la vita nello Spazio era già normale. Quel 20 luglio del 1969 ho capito l’eccezionalità dell’impresa attraverso gli sguardi e le voci degli anziani, dei miei genitori, della gente sbalordita davanti alla tv».
Domani Nespoli sarà a Mosca al Centro di controllo dell’Agenzia spaziale russa, di supporto al lancio di Luca Parmitano. Se non ci saranno intoppi nella missione, Parmitano toglierà il primato a Nespoli: «Sorrido sempre quando sento parlare di record perché io immagino un record come una cosa personale, nella quale hai dato il contributo maggiore, come un centometrista o un maratoneta che si allena con un team, ma poi corre sulle sue gambe e in gara fa tutto da solo. Quando vai nello Spazio non decidi niente, non stabilisci tu quanto stare in orbita».

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