Savio, droga dello stupro e pillole del sesso: aveva 1.200 dosi in casa

Ne aveva un po’ per tutti i gusti, o meglio, per tutti gli effetti desiderati. La “polvere” per andare su di giri, le pasticche per migliorare le prestazioni sotto le lenzuola, così come le gocce capaci di annullare le difese di una potenziale preda sessuale, in altre parole, la droga dello stupro. Un rifornimento casalingo spropositato anche per un addetto ai lavori; perché pur facendo l’agente di commercio per un’azienda farmaceutica, un 43enne residente a Savio di Ravenna, non poteva avere una tale quantità di farmaci. Così sostiene l’accusa, che gli contesta la detenzione di sostanze stupefacenti ai fini dello spaccio e pure l’incauto acquisto, reati che gli sono costati l’arresto.

Oltre 1.200 dosi

A bussare alla porta del 43enne, nel primo pomeriggio di giovedì, sono stati carabinieri della Compagnia di Cervia-Milano Marittima insieme ai colleghi del Nucleo operativo di Bologna, giunti apposta dal capoluogo felsineo seguendo la pista di un presunto giro di Ghb, meglio nota come “ rape drug”, appunto. Dai locali della città emiliana, infatti, l’allarme sociale dovuto alla reperibilità delle gocce solitamente disciolte clandestinamente nei bicchieri altrui per inibire capacità sensoriali e provocare amnesie, ha condotto i militari sulle tracce del rappresentante romagnolo. Lo hanno trovato sul cancello di casa, esortandolo a consegnare eventuali sostanze illecite. Lui non ha negato di possederne e ha svuotato la riserva nascosta nelle varie stanze di casa, tra cucina, bagno e cantina. Di Ghb ne aveva in tutto 698 ml, pari a 740 grammi, contenuti in parte in una boccetta di colluttorio, in una confezione di succo di aloe vera, con tracce anche in altri sei contenitori con tanto di contagocce. Tra i vari nascondigli c’era anche il forno, all’interno del quale aveva messo un astuccio con una bustina contenente tracce di polvere bianca, forse una dose di mefedrone (dagli effetti simili a quelli dell’ecstasy e della cocaina) già consumata, alla quale si sono aggiunti altri 0,3 grammi trovati in un pensile della cucina. Tra bagno e sala da pranzo, c’erano altre pillole per migliorare le prestazioni sessuali: 4 blister di Sildenafil Hemofarm con 8 compresse, 5 pasticche di Kamagra e 6,5 di Apollo, oltre a cinque siringhe usate e numerose bustine trasparenti. Facendo i conti, il 43enne ne avrebbe ricavato qualcosa come 1.233 dosi singole, ben oltre al limite massimo consentito per i rispettivi farmaci.

«Ne ha fatto un lavoro»

La provenienza di una così ampia varietà di farmaci ha cercato di spiegarla l’arrestato stesso, decidendo di rispondere alle domande del vice procuratore onorario Simona Bandini, nel processo per direttissima. L’uomo, difeso dagli avvocati Silvia Brandolini e Rocco Guarino, ha sostenuto di averle acquistate a una festa, facendone scorta per motivi che ha definito “ludici”. È tuttavia valutando la professione e la laurea in chimica farmaceutica, che il giudice Federica Lipovscek ha ritenuto concreto il pericolo di reiterazione. Il 43enne, secondo il magistrato, avrebbe inoltre sfruttato il proprio reddito per assumere la veste di “imprenditore” assumendosi il rischio legato al particolare business illecito. Per questo ha disposto gli arresti domiciliari, concedendo ai legali i termini a difesa.

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