È stata una mattinata di soddisfazione e di grande commozione quella di ieri all’ospedale di comunità di Savignano sul Rubicone. In “ritardo” di un anno e mezzo (causa pandemia) si è svolta la cerimonia ufficiale di inaugurazione e intitolazione a Mario Molinari, storico dirigente dell’Ausl, conosciuto per le sue grandi capacità umane e professionali alla presenza della vedova Susy Moroncini e di tanti lo hanno conosciuto e stimato.
Arrivo e partenza
«Quello di oggi è un punto di arrivo e di partenza», ha detto Giovannini limitandosi ad anticipare che per l'ospedale di comunità di Savignano ci sono in cantiere altri progetti. «Sono aumentati i posti letto, ma se contare servizi è importante - ha aggiunto Dellapasqua - lo è ancora di più chiedersi quanti percorsi passano dal nostro ospedale di comunità». Dellapasqua ha infatti sottolineato l’importanza di fare parte di un sistema e del sistema di prendersi cura dei suoi nodi anche più periferici. Un lavoro di rete, ha detto Dellapasqua «che abbiamo fatto anche con l’hospice, quando abbiamo allargato la rete e cominciato a lavorare, in modo quasi pioneristico, sulla domiciliarità».
Un punto di riferimento
Il presidio sanitario del Santa Colomba è stato a lungo anche «un elemento divisivo per la comunità», ha ricordato il sindaco Giovannini, ma «nell’ultimo è diventato catalizzatore di attenzioni e di bene comune», e nel racconto di questo cambio di prospettiva ha reso merito a chi nel passato e nel presente ha lavorato per costruire quella che ha definito «un’alleanza» fatta di dirigenti ausl, medici, ma anche cittadini come quelli impegnati nel Centro diritti del malato, che ha permesso «di fare di questa struttura un punto di accesso e un punto di riferimento per la comunità».
Il monito di Carradori
Il senso di soddisfazione e il ricordo di Molinari aprono anche l’intervento del direttore generale Tiziano Carradori, l’inaugurazione di ieri, ha detto ricordando gli inizi del percorso che hanno portato il Santa Colomba ad essere l’ospedale di comunità che è oggi, rappresenta uno degli adempimenti in un percorso di superamento «dell’ospedalecentrismo, che spesso abbiamo lasciato solo a parole». Il tempo trascorso tra l’avvio di quel percorso e la giornata di ieri, «ci deve essere da monito e da insegnamento: non possiamo permetterci di impiegare lustri e lustri per fare ciò che era già evidente andasse fatto. Noi abbiamo tagliato posti letto, ma senza realizzare qualcosa di alternativo in un modo ragionevolmente e temporalmente compatibile. Questo ci fa perdere credibilità».
L’appello per la sanità pubblica
Ma per costruire quelle alternative e farlo «senza perdere troppo tempo», non basta investire «nei muri e nelle tecnologie». Di qui l’appello rivolto anche e soprattutto alla collettività: «Che sia chiaro a tutti: il sistema sanitario nazionale, non solo da noi, è in un modo ancora implicito ma a mio avviso evidente oggetto di smantellamento. Sono contento che nel piano nazionale ci siano miliardi da investire nella sanità territoriale. Non è pensabile però scordarsi di mettere risorse, per quanto limitate e mai sufficienti, per le persone. Non possiamo permetterci di non andare oltre quanto già realizzato, ma per farlo la collettività deve decidere dove mettere quelle risorse e la sanità e la salute delle persone non sono sacrificabili».