Savignano, sala piena per l’incontro “Tregua non è pace”: «In Palestina è guerra al diritto internazionale»

Ad oltre un mese dall’annuncio della tregua a Gaza continuano gli attacchi di Israele. Un cessate il fuoco che non c’è. E proprio di questo, del futuro di Gaza e della Palestina si è dibattuto venerdì sera in una sala Allende affollata durante l’incontro pubblico “Tregua non è pace” a Savignano sul Rubicone. Organizzato da Pd, M5S, Verdi alleanza e sinistra, lista civica Savignano insieme, in collaborazione con le associazioni La carovana, EduAid ed Emergency, l’incontro aveva lo scopo di riportare l’attenzione su quanto sta ancora accadendo a Gaza ed in Palestina, toccando diversi temi, quali i legami di Israele con gli Usa, gli attacchi indiscriminati dei coloni israeliani in Cisgiordania, il racconto di quanto è accaduto nella missione umanitaria della Global Sumud flotilla e di come sia la vita in quei territori dilaniati dalla guerra e dall’occupazione da 77 anni.

Guerra al diritto internazionale

«Quello che sta accadendo a Gaza e in Cisgiordania è una guerra contro il diritto internazionale, contro i diritti umani ed i diritti di tutti sorti dopo fine al Seconda guerra mondiale - ha detto Yousef Hamdouna responsabile dei progetti EduAid in Medio Oriente -. Stiamo accettando che Israele compia la legge del più forte e la questione diventa un tema fondamentale per tutti quanti. Parlare di come si vive oggi a Gaza ed in Cisgiordania è raccontare di un mondo in cui ogni piccola cosa della quotidianità è vietata. A Gaza non posso fare una doccia quando voglio, ma devo aspettare che Israele apra il rubinetto dell’acqua, per superare uno dei 1019 check point in Cisgiordania ci possono volere ore, anche se uno deve andare in ospedale. Parlare di diritti umani in un contesto dove ogni giorno non esistono diritti è quasi inimmaginabile».

Un cimitero di giornalisti

Il giornalista italo-palestinese Milad Basir ha invece parlato del fatto che dal 10 ottobre 2023 Gaza sia anche «diventata un cimitero di giornalisti ed operatori dei media, con 225 reporter uccisi e di come tutto questo sia fatto con una campagna mediatica del governo Netanyahu che presenta tutti i palestinesi e soprattutto i giornalisti palestinesi come terroristi di Hamas. Tutto questo serve a disumanizzare i palestinesi ed a normalizzare non solo il genocidio ma anche a volerlo tacere. Il futuro della Palestina, che dipende dagli accordi che solo l’Olp può siglare, dipende da Gaza. Non c’è una Palestina senza Gaza e non c’è Gaza senza una Palestina».

Global Sumud Flotilla

Del consolidato rapporto fra Usa ed Israele, fin dai tempi della creazione dello stato ebraico, ha invece raccontato la giornalista Michela Monte, che ha anche partecipato alla Global Sumud flotilla. Monte ha poi focalizzato l’attenzione sulle numerose proteste pro Palestina negli Usa di Trump dicendo che oggi «il 50% dell’opinione pubblica americana è filopalestinese». Il drammatico racconto della paura provata da chi ha partecipato alla missione della Flotilla la scorsa estate è stato fatto dal senatore M5s Marco Croatti che ha anche aggiunto come questa missione sia «stata determinante per cambiare le sorti del mondo proprio perché mentre noi venivamo attaccati in mare il mondo è sceso in piazza e questo ci ha fatto sentire protetti dalle manifestazioni. Ci ha fatto sentire quella protezione che il nostro Governo invece non ci ha fornito, col suo atteggiamento complice di quanto sta accadendo a Gaza».

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