Savignano, moglie morta "dimessa": Ausl chiede scusa

Reazioni alla doppia protesta per disservizi e comunicazione tardiva di un savignanese che ha scritto all'Ausl e al sindaco per lamentare una lunga serie di chiamate e attese per ottenere un appuntamento con il medico, illustrando come abbia fatto in pochi giorni oltre venti telefonate ma trovando sempre occupato e restando in attesa per tempi «anche superiori agli 80 minuti» prima di desistere. Una seconda protesta riguarda una comunicazione tardiva sul fascicolo sanitario delle dimissioni della moglie morta da un anno e mezzo. In merito alle proteste l’Ausl ieri è intervenuta con un nota dove «si scusa con il signore per il disagio arrecato, precisando che ritiene più opportuno fornire una risposta privata, tramite l’ufficio relazioni con il pubblico, delle ragioni tecniche che hanno determinato il caricamento postumo sul fascicolo sanitario elettronico della documentazione sanitaria della moglie» deceduta. Anche se questa lamentela era stata inoltrata a ottobre e ancora la risposta non c’è stata. Invece «per quanto riguarda la difficoltà a contattare il servizio di segreteria telefonica della medicina di gruppo attivato da poco più di un mese, possono verificarsi purtroppo specialmente in determinate giornate e fasce orarie picchi di chiamate e conseguentemente lunghe attese ma assicuriamo che l’Azienda sta monitorando l’andamento del servizio, per porre in essere tutte le misure necessarie a migliorarlo». Il sindaco Filippo Giovannini dice che nella vicenda il Comune non ha responsabilità: «Il servizio di centralino telefonico si compone di una parte tecnica sotto forma di hardware che è stata rivista circa tre settimane fa dall'Ausl e ora è perfettamente funzionante. Poi c'è chi deve rispondere e mi risulta che la comunità dei medici di base doveva provvedere ad assumere, oltre al centralinista Ausl, una persona dedicata. Non è ancora stato fatto e non dovrebbero tardare molto. Questo per spiegare come il Comune non abbia voce in capitolo sulla questione, ma sono i medici a dover integrare il servizio, come da accordi presi tra gli stessi medici di base e l'Ausl, cosa ancora non attuata ma ritengo imminente».

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