Savignano, giro di 52 km con biciclette di fine Ottocento

Due savignanesi protagonisti alla prima edizione in Italia di un evento mondiale per bici storiche. Sono Loris Migani e Paolo Amadori, pensionati di 61 e 65 anni, collezionisti di “tesori” che hanno anche messo in mostra in un locale in corso Perticari in occasione della partenza della tappa del Giro d'Italia da Savignano, la scorsa settimana.

Appuntamento internazionale

La Nuova Unione Velocipedistica Italiana (Nuvi), nata nel 2018 con l’intento di valorizzazione cultura, storia e promozione dei velocipedi d'epoca, nonché riunire i collezionisti di velocipedi al fine di agevolare la soluzione delle problematiche comuni, ha creato un organismo (Avi) dedicato alle “vecchie biciclette”, per dare una visibilità a quel mondo affascinante. È anche associata alla International Veteran Cycle Association (Ivca), la massima manifestazione mondiale per velocipedi, che si svolge dal 1981, sempre in una nazione diversa. Approda per la prima volta in Italia, a Cremona (le varie iniziative in corso dureranno fino a domenica). Oggi le biciclette da turismo costruite sino al 1939, e quelle da corsa costruite fino al 1929 sono ammesse ad un passeggiata storica.

L’entusiasmo dei savignanesi

«È la prima volta che l’evento si svolge in Italia - afferma Paolo Amadori - e ci siamo iscritti immediatamente, anche perché sono attese da tutto il mondo almeno 500 bici d’epoca in passeggiata. Si tratta di una manifestazione internazionale che dura cinque giorni». Dopo essere partiti ieri, Migani e Amadori saranno oggi al via del giro che da Cremona li porterà fino a Soresina, con sosta al Museo del Velocipede, e poi ritorno a Cremona. «Nella costruzione di molte bici d’epoca gli italiani sono stati maestri - dice Amadori con una punta d’orgoglio - Io li definisco sarti, tanto era la loro cura nel fare biciclette da corsa curate in ogni particolare e su misura per i corridori».

Le due bici di fine Ottocento

Migani aggiunge: «Il percorso da Cremona a Soresina è lungo 52 chilometri. Speriamo che le bici reggano. Quelle che useremo fanno parte della mia collezione. Una è del 1892 e non ha neppure la catena: si pedala sulla ruota e ha un moltiplicatore di velocità. Ottenne la vittoria a Parigi, nell’anno 1893, su un percorso di 185 chilometri e 707 metri, coperti a una media oraria di 31 chilometri orari: un record per l’epoca, quando c’erano bici rudimentali e strade malmesse. La seconda bici è una Metropole del 1894 prodotta in Francia, questa volta munita di catena. La prima bici l’ho acquistata venti anni fa da un collezionista di Ferrara; la seconda l’ho invece rinvenuta, e comprata all’istante, una quindicina di anni fa, alla Mostrascambio di Gambettola. Sono pezzi rarissimi: la prima fu prodotta solo dal 1890 al 1893, la seconda un periodo più lungo, ma oggi anche quella è introvabile».

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