Savignano, droga trovata nell'incendio: leggera come la pena

Lo stupefacente che aveva in casa ha un principio attivo bassissimo. Al punto da rientrare nelle ipotesi lievi della legge, che non gli costeranno una condanna penale di tipo detentivo. Ma una “messa alla prova”, probabilmente da eseguirsi sotto forma di lavori socialmente utili.

È tornata ieri davanti al giudice Anna Fiocchi la vicenda che risale all’inizio dello scorso mese di ottobre quando, intervenendo nel cuore della notte in zona Cesare per spegnere un incendio, i vigili del fuoco prima ed i carabinieri poi trovarono nascosti nell’appartamento di un uomo chili di marijuana, assieme a tutto il necessario per la coltivazione.

Erano le 3 circa della notte quando l’sos fuoco è arrivato al 115 dei vigili del fuoco.

L’uomo era stato svegliato bruscamente dal fumo e dalle fiamme sprigionatesi nel seminterrato e circoscritte in una prima fase nella zona del divano. Era la stanza dove stava dormendo. E dove prevalentemente abita assieme e ad una decina di gatti. I vigili del fuoco intervenuti hanno dovuto, mentre iniziavano le operazioni di spegnimento e messa in sicurezza, anche salvare tutti gli animali. In particolar modo tre micini nati da un mesetto che erano ormai arrivati allo stremo per non essere in grado di fuggire e per il fumo che stavano respirando. Per soccorrere il 41enne G.G. (difeso dall’avvocato Alessia Teresa Accoto) era anche intervenuta un’ambulanza del 118. Il calore della brusca sveglia e dei primi tentativi di spegnere, lo aveva lievemente ferito ed intossicato. I pompieri ed i carabinieri mettendo in sicurezza il piano superiore della casa avevano trovato una scorta consistente di marijuana e di materiale per la produzione della cannabis. Un paio di chili di marijuana erano finiti nelle accuse per le quali poi l’uomo era stato arrestato. Dopo la convalida delle manette ed il ritorno in libertà ieri il giudice è tornato sulla vicenda in Tribunale a Forlì. In questo tempo la marijuana trovata è stata sottoposta ad esami qualitativi risultando essere di bassissimo principio attivo. Molto simile, per intendersi, a quella in vendita nei negozi di cannabis light. Il comma 5 dell’articolo 79 di legge prevede che in casi simili le accuse siano rapportabili ad ipotesi lieve di condotta. Quindi l’udienza è stata rinviata a marzo. Da qui ad allora verrà decisa per il 41enne la formula di “messa alla prova”. Che comporta, spesso, a fronte di una tipologia di lavori socialmente utili ancora da definire nei dettagli, l’esecuzione della pena e l’estinzione della conseguente della condanna.

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