Sarsina: si torna a festeggiare in presenza la Madonna di Romagnano

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Dopo la sospensione della festa dello scorso anno, dove fu trasmessa la messa su Youtube, quest’anno si ritorna a celebrare in presenza la festa al Santuario della Madonna di Romagnano, caro ai sarsinati e a tutta la valle del Savio.

È don Daniele Bosi, parroco di Villachiaviche e Gattolino, che racconta alcune notizie sul Santuario di Romagnano.
“Per noi Sarsinati è un luogo molto caro… come il Monte lo è per Cesena. Peccato che nel 1977 ci venne portato via… una cosa assurda: a 2 km dal centro Diocesi, venne affidato alla Diocesi di Pennabilli col quale non aveva il minimo legame, nemmeno la gente, solo perché era nelle Marche. Ma a noi è rimasto comunque caro. È, insieme alla parrocchia di Sapigno, uno dei siti archeologici e religiosi più antichi”

Come dal 1563, la messa delle 8 è celebrata dal parroco, segue la messa alle 9.30 celebrata dall'abate e alle 11.15 quella del vescovo monsignor Andrea Turazzi. Concluderà la festa, solo religiosa data la situazione, il Rosario alle ore 16.

Perché il titolo “Madonna di Romagnano?”

"Tutto ebbe inizio l’8 aprile del 1563, un giovedì, quando ad una pastorella che pascolava il gregge al di sotto della località Giampereto di Montepetra dove oggi esiste la “Mistedia” più volte rierificata, di fronte alla chiesa di Romagnano, “apparve una signora riccamente vestita che stringe al seno un vezzoso bambino. La pastorella dapprima impaurita prende poscia coraggio vedendo che la signora le sorride e le rivolge la parola: io sono Maria Ausiliatrice e voglio mi si costruisca una chiesa sopra i ruderi dell’antica pieve di Romagnano. Va – le ordina – a dire al Vescovo di Sarsina che qui amo di essere onorata. La giovinetta, muta dalla nascita, acquistò immantinente la favella e corse dai genitori, che pieni di gioia anche per il miracolo della favella acquistata, la condussero a Sarsina dal Vescovo Lelio Garuffi”. Il quale, prima di credere alla bambina, volle “comprobare miraculum ed de oe habere certitudinem”. Un processo canonico, insomma. Persona meticolosa, volle non solo “avere chiaro ogni cosa” ma, come egli stesso scrisse in una lettera di maggio seguente, “fare le cose chiare”. Da quel 1563 quindi è cambiata la storia della zona. E, ancora oggi si trova una nicchia in chiesa dove gli anziani vengono, il giorno della festa, per avvicinare il capo chiedendo la grazia contro i mali di testa, com’è tradizione, e in questa nicchia ancora oggi si trovano alcuni pezzi della calotta che, secondo la tradizione, si dice sia proprio quella di Agata".

Una storia che è cominciata almeno oltre 500 anni prima. O chissà quando. "Restano dentro la chiesa o incastonati nei muri tanti pezzi di marmi romani di interesse incredibile che ci testimoniano che la vita della comunità è iniziata da tanto. Il Santuario sorge su un terrazzo fluviale di antichissima antropizzazione dove sono stati trovati utensili in selce riferibili al paleolitico, nonché materiali del neolitico e dell’età del ferro".

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