Saranno tante e diverse le Maddalene in mostra a Forlì

È ufficiale. “Maddalena. Il mistero e l’immagine”, la nuova grande mostra organizzata ai Musei San Domenico di Forlì dalla Fondazione Cassa dei Risparmi in collaborazione con l’Amministrazione comunale, verrà inaugurata il prossimo 26 marzo, con apertura al pubblico dal giorno dopo e prenotazioni disponibili a breve. Fino al 10 luglio sarà possibile ammirare tutti i giorni, compresi i lunedì, circa 230 opere di 200 autori che racconteranno l’evolvere della visione di Maria Maddalena nell’arte fino all’età contemporanea: ancora top secret invece temi e struttura delle prossime grandi mostre.

«In 17 sezioni – spiega Gianfranco Brunelli, coordinatore delle esposizioni del San Domenico – si snoda la vicenda del terzo dei grandi miti su cui si fonda l’immaginario occidentale, dopo Ulisse e Dante, Maria di Magdala. È una figura profondamente legata al mistero di Dio, come mostrano i Vangeli canonici, la prima a vedere Cristo risorto e ad annunciarlo ai discepoli. È un personaggio che unisce cielo e terra, ed è una donna: per questo il suo diventa un mito fondamentale per la stessa Chiesa. Il tema del mistero che ci avvolge può assumere infatti con lei l’immagine di una persona: che questa persona sia una donna ci rende ancora più caro il mistero stesso, e propone il tema del grande “forse” della vita».

Questa complessa narrazione è affidata a una struttura idealmente circolare, con un grande allestimento, ancora misterioso, nella ex chiesa di san Giacomo, fino all’ultima stanza dove un video di Bill Viola fa emergere la lettura contemporanea del dolore e del sacrificio. I prestiti provenienti da tutta Europa, nonostante le difficoltà causate dalla pandemia, tracciano anche un percorso cronologico, che va dall’iconografia precristiana della “Morte di Meleagro” anticipatrice di deposizioni e compianti delle epoche successive, su tutte quella di Mantegna, e tocca poi le diverse letture del personaggio fatte dagli artisti nei secoli.

«La Maddalena penitente, la mistica dell’arte fra XIII e XV secolo si trasforma poi, nella lettura manierista, in una figura nuova, più sensuale, una cortigiana come la raffigurano Tiziano, Veronese, Tintoretto o Pontormo. Nel ’600 poi diventa la “peccatriceanta” in cui viene identificato il tema dell’incontro fra corpo e spirito, mentre l’equivoco sulla identificazione di Maria Maddalena con “Marie” diverse citate dai Vangeli, continua a produrre frutti nell’arte: e autori come Jusepe De Ribera la rendono portatrice del tema della rinuncia ai beni terreni, della “vanitas vanitatum”».

Tornano a Forlì artisti come Mengs, come il Canova della “Maddalena penitente” di San Pietroburgo, e Hajez. Ma sarebbe davvero troppo lungo citare tutti, anche se è imperdibile la “Maria Maddalena” di Savoldo, e costituisce una sfida a sé lo spazio riservato alla lettura novecentesca del personaggio. «Il ’900 ne fa un racconto ancora diverso – commenta infatti Brunelli –. Maddalena quindi è una figura che protesta contro una condizione che non le appartiene, ma diventa anche simbolo delle tragedie del secolo: ed ecco Chagall, con l’opera forse più grande da lui dipinta, Casorati, De Chirico, o la grande crocifissione di Guttuso».

Una buona notizia per le associazioni del territorio: le difficoltà di organizzazione dovute alla pandemia hanno fatto slittare all’11 febbraio il termine per la consegna di progetti collegati alla mostra «un elemento ulteriore di ricchezza – li definisce Brunelli –, che declina il tema secondo orizzonti non previsti né prevedibili in una mostra».

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