Santarcangelo: addio a Silvia Pagliarani, l'edicolante dal cuore d'oro

Santarcangelo piange Silva Pagliarani, storica edicolante dal cuore d’oro. È venuta a mancare il 25 maggio scorso, all’età di 91 anni. Con lei se ne va un altro pezzo della storia clementina. L’avventura parte da lontano, più di un secolo fa per la precisione, quando suo nonno, Bruto Franceschi divenne titolare con la moglie Maria Garattoni dell’edicola di piazza Ganganelli dove poi è sorto il Credito romagnolo.

Un gioiellino della città

Si trattava, come spiegano i cugini della defunta, di una struttura in legno colorato con il tetto di rame. Apprezzata anche da Tonino Guerra, venne raffigurata in molti disegni, come l’acquerello del barbiere-pittore locale, Lazzaro Lombardini. L’attività era dotata di licenza mista, vendendo dagli accessori per la cartoleria ai profumi, visto che i giornali erano ancora appannaggio di pochi. Poi il giro di boa, quando la caratteristica struttura venne smantellata per la costruzione del nuovo palazzo. Nessun benservito, beninteso. Ai negozianti, che un tempo costellavano la zona, venne offerto un locale al piano terra dell’edificio. Nel frattempo, proseguono il racconto i cugini, aumenta la richiesta di quotidiani e Silva apre un’edicola più moderna in piazza Marini, di cui si occuperà sino al pensionamento, raggiunto oltre vent’anni fa. Entrambe le edicole sono ora gestite da altri, ma l’auspicio di chi l’ha conosciuta è che sull’impegno di questo fiore di acciaio, non si spengano ancora i riflettori.

Centro di aggregazione

Come rimarcano i parenti di Silva, un tempo le edicole non erano solo punti di vendita ma anche di socializzazione e ritrovo per un’intera comunità. Anche chi non acquistava faceva due chiacchiere con gli altri clienti commentando locandine e notizie della giornata. Ma non è tutto. I cugini ricordano che la donna era in prima linea nella beneficenza. Un esempio per tutti? La raccolta fondi che, proprio attraverso l’edicola, lanciò per sostenere il restauro della cinquecentesca Celletta Zampeschi. Struttura del centro storico che era divenuta sede della Società operaia di mutuo soccorso che aiutava i lavoratori in difficoltà. Quanto a Silva, la si vedeva spesso far colazione al caffè centrale: era una persona introversa, dal carattere schivo e leale. Non si è sposata e si è presa cura di tutti i parenti anziani, compresa la zia con cui viveva, assistendola con affetto fino all’ultimo.

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