Santarcangelo, parla la nuova direttrice dei musei

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Il nuovo Met è pronto ad accogliere il pubblico. Concepito e fondato negli anni 70, quando erano ben pochi i fautori della civiltà contadina, il museo etnografico santarcangiolese, tra i primi a nascere in Italia, è un vanto della città per le collezioni prestigiose e allestimenti d’avanguardia. Ora festeggia i 50 anni guardando al futuro e ha riaperto ieri con un riallestimento e un ricco calendario di eventi: visite guidate, mostre, degustazioni, mercato dei produttori locali, musiche popolari, attività per bambini.

Ce ne parla la neo direttrice Elena Rodriguez, nominata dal 1° settembre dalla Fondazione che gestisce le istituzioni culturali cittadine.

«Si è molto lavorato, e dopo l’intervento strutturale sono state allestite la nuova sezione dedicata alla Fiera di San Martino che si interfaccia col mondo contadino, l’alimentazione, il commercio, la tradizione dei cantastorie, il rito delle corna e la mostra temporanea “Per intelligenza e grazia” dedicata alla preziosa collezionale di burattini a cura di Claudio Ballestracci. È stata riaperta la sezione tessitura con il grande telaio e la strumentazione correlata. Lo spazio dedicato alle caveje è stato valorizzato e direi che quasi l’intero percorso museale si è rinnovato».

La riapertura è accompagnata da tanti eventi.

«Sì, abbiamo iniziato ieri e si prosegue oggi con le visite dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 con le visite speciali per i più piccoli intitolate “Il Met si racconta”, voce narrante di Elisa Angelini».

Quali le parole chiave del riallestimento?

«Identità, trasformazione e invenzione per una narrazione in cui prende vita la storia di una comunità fatta di individui e aiuta a comprenderne l’ambiente e la quotidianità».

Invece i punti cardine del suo incarico?

«Innanzitutto un lavoro corale seguendo le linee guida che ho presentato in occasione del bando, dove mi sono posta come obiettivo primario quello di considerare i due musei come un complesso culturale omogeneo, calando il tutto nella realtà e adeguandolo alle risorse».

Lei dirige entrambi i musei cittadini, il Met e il Musas, come intende metterli in relazione?

«Facendo dialogare i due musei, e non solo. Non sarà difficile perché molti temi ritornano e sono collegati. Si tratta di un unicum capace di raccontare il passato, costruire storie a partire dal patrimonio. Intendo proporre cicli di iniziative, macro temi ogni anno da sviluppare, per trasmettere contenuti attraverso una molteplicità disciplinare e diversi punti d’approccio, in un sistema dinamico basato sul dialogo continuo per le persone e con le persone, con la comunità, di cui i musei sono espressione e da cui dipendono, e con il pubblico. Ritengo ciò non solo fattibile ma anche molto importante».

Come fare a catturare nuovi pubblici?

«Attraverso un rinnovamento di pensiero ancor prima che espositivo. Ritorna il tema dei linguaggi, prima ci si concentrava sugli oggetti ora, anche attraverso un utilizzo ragionato delle nuove tecnologie, si può fare una narrazione che porti a parlare a più persone, certo con competenze e risorse adeguate. E significativo sarà il lavoro con le scuole».

Quando parla di dialogo ad ampio raggio a cosa si riferisce?

«Alle tante iniziative che si organizzano in città nelle quali i musei potranno avere un ruolo da protagonisti. I musei raccontano della comunità, sono quindi sempre interconnessi con tutto, le antiche Fiere di San Michele e San Martino, il Festival del teatro, il Cantiere poetico e molto altro. Sono affascinata dal possibile futuro dialogo di ampio respiro che si potrà mettere in campo».

Parliamo dell’immediato futuro.

«Dal 23 ottobre partirà “Cristallino”, con una lettura del Met in chiave contemporanea, titolo “Album agreste” con istallazioni, performance e gli eventi si susseguiranno fino a tutto dicembre».

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