Santarcangelo, Lorenzo Semprini al teatro Lavatoio

Sarà un concerto speciale, quello che vedrà protagonista Lorenzo Semprini, leader dei Miami & The Groovers, nella cornice del teatro Il Lavatoio di Santarcangelo, domenica 13 marzo, alle ore 17 nell’ambito della rassegna “Musica maestri!”.

Sul palco con il cantautore riminese, reduce dal nuovo apprezzatissimo disco “44”, il primo come solista e interamente cantato in italiano, tantissimi artisti, amici e ospiti speciali. Come il cantautore Andrea Amati, Alessio Raffaelli e Beppe Ardito (rispettivamente piano e chitarra di Miami & the Groovers), il giovane folksinger bolognese Leo Meconi, Chiara Pari (ai cori), Giovanni Bauleo alla chitarra e la giovanissima Valentina Pesaresi come opening act.

«Presenterò dal vivo “44” che ha già ricevuto ottimi riscontri, con tutta la band al completo – spiega il cantautore – E anche un brano inedito che si intitola “Come ossigeno”, una sorta di viatico per il nuovo lavoro che uscirà a maggio. Sarà un po’ come l’ennesimo concerto della ripartenza dove ci sarà modo di proporre live tutte le riletture in italiano di Bruce Springsteen, De Gregori ecc...

Live corali, ma anche tante collaborazioni con artisti diversi. È nella connessione, nello scambio che si identifica il suo modo di fare musica?

«Ho sempre incentrato tutte le cose che ho fatto sulla condivisone, sia sul palco, sia in studio. Una condivisione con altri artisti, professionale e umana, ma anche con il pubblico stesso che durante i concerti diventa parte integrante della mia musica».

Il singolo “Rimini 85” è un omaggio alla sua città, ma quanto c’è di Rimini in tutti gli altri suoi pezzi?

«C’è tanto, perché Rimini, inevitabilmente, mi ha influenzato nella crescita. È una città un po’ strana, che ha almeno due volti diversi, quello estivo, più rumoroso e festaiolo e quello invernale, più malinconico e silenzioso. E le mie canzoni si riflettono esattamente in questo mood, alcune sono più rock, più chiassose, alcune più intimiste».

Il disco non è un concept album, ma possiamo affermare che il filo conduttore è la sua vita?

«È vero, il disco è molto autobiografico. Se lo si ascolta dalla prima all’ultima traccia, racconta una storia. Ogni brano, in quell’ordine, aiuta a comprendere il quadro completo. Certo è la mia di storia, ma vorrei che ci si ritrovasse anche chi mi ascolta».

Come è approdato alla svolta della scrittura in italiano?

«Ho sentito l’esigenza di scrivere in italiano per abbattere un muro per raccontarmi fino in fondo, attraverso un filtro diverso che ti costringe a metterti a nudo».

Nonostante le ombre che racconta, “44” è un disco che veicola un messaggio di positività?

«Sono consapevole delle ferite che il mondo ci provoca, ma non racconto solo la parte buia. C’è sempre un filo di speranza. La musica stessa è una grande cura. In un periodo come questo, in piena guerra e pandemia, la musica diventa il nostro baluardo».

Cosa si augura per il prossimo futuro?

«Mi auguro che le persone abbiano voglia ti tornare ai concerti, che siano sempre più alla ricerca di qualcosa che le faccia stare bene. Credo in una ricostruzione dal basso, non dall’alto. E spero si possa definitivamente ripartire. La mia è sempre stata una filosofia “on the road”, per cui mi è mancato molto il contatto diretto con il pubblico, vedere occhi negli occhi le persone mentre suoni.

Info e biglietti: 328 7094349

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