Santarcangelo, i frati: "Aiutateci, il convento rischia il crollo"

Santarcangelo

«Il convento rischia di crollare: aiutateci». A lanciare l’appello è padre Salvatore, uno dei sei frati, di età compresa fra i 34 e i 76 anni, che vivono nel monastero clementino. Un pezzo della storia spirituale e architettonica della Romagna che, edificato nel XVII secolo, ora rischia di crollare per i movimenti franosi del colle su cui sorge. Un epilogo che si cerca di scongiurare sensibilizzando l’opinione pubblica, in primis con incontri come quello del 7 gennaio alle 15.30, quando la struttura aprirà i battenti per mostrare spazi e quotidianità dell’Ordine.

Spiega padre Salvatore: «Per i lavori di consolidamento e messa in sicurezza occorre un milione e mezzo di euro. Risultano più compromessi il dormitorio, nonché il piano terra». I precedenti restauri hanno solo tamponato la situazione e ora mancano fondi, intanto le soppressioni hanno portato via «tutte le opere d’arte». Quanto al crowdfunding lanciato di recente «si è fermato a qualche centinaia di euro», allarga le braccia.

Punto di riferimento

A ricostruire la storia dell’Ordine è la guida turistica Roberta Tamburini: «La presenza dei Cappuccini a Santarcangelo è sempre stata fondamentale per la comunità fin dal primo insediamento». A fine Seicento si stabilirono sulle sponde del fiume Uso – prosegue – quindi più in basso dell’attuale sede. Una presenza richiesta dalle autorità dell'epoca, tant'è che fu messa a loro disposizione la chiesa di Santa Maria dell'Uso, annessa alla quale venne costruito un primo convento». In seguito i frati si trasferirono sul Colle dove li troviamo adesso, chiarisce evidenziando che «nei vari restauri sono stati sempre aiutati oltre che dall'amministrazione anche dai sacerdoti della parrocchia e soprattutto dalla comunità che ha contribuito con lavoro manuale e offerte in denaro».

Dati alla mano, i frati hanno resistito «a due soppressioni, quella napoleonica del 1806 e quella di natura governativa di fine Ottocento: sarebbe un peccato che il convento andasse in rovina ora», si rammarica proponendo di ritrovare «lo spirito che ha sempre animato la comunità a favore di questa fraternità religiosa». E fa quadrato: «Sebbene la loro presenza discreta resti un po’ nell'ombra, la comunità che si stringe intorno a loro è sempre più grande».

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