A Santa Sofia sulle tracce dei lupi. Monitoraggio con i richiami

SANTA SOFIA. Immaginate di sentire l’ululato di un branco di lupi alzarsi dal bosco e riecheggiare, tra pendii e vallate, in una mite notte di fine settembre, sotto al cielo terso, illuminato dalle stelle. Non è il copione di un film ma la cronaca di quanto accaduto, giovedì notte, in località Tre Faggi, a pochi chilometri da Campigna. L’abitante più affascinante e schivo del bosco ed i suoi cuccioli hanno fatto sentire la propria voce rispondendo ai richiami registrati che i carabinieri forestali hanno emesso attraverso i megafoni in punti ben precisi del territorio. Si tratta del wolf howling, tecnica di monitoraggio che, proprio attraverso la riproduzione dei vocalizzi di questi animali, mira ad indurre una risposta da parte dei lupi per determinarne la presenza e scattare, così, una sorta di fotografia istantanea. Una tecnica che si affianca a numerose altre per monitorare costantemente la specie presente all’interno del Parco nazionale delle foreste casentinesi.

La procedura
«Tra la Romagna e la Toscana sono distribuiti 9 branchi, circa 40/50 esemplari, la cui popolazione è rimasta verosimilmente immutata – spiega Mauro Fabbri, carabiniere forestale comandante della stazione di Corniolo –. Dal 2002 tutti gli anni facciamo attività di monitoraggio in collaborazione con i ricercatori avvalendoci di diversi strumenti. Il posizionamento di fototrappole in punti prestabiliti permettono non solo di monitorare la specie, ma addirittura di riconoscere gli esemplari attraverso il fenotipo». Telecamere che forniscono un occhio discreto ma efficiente che, spesso, ha permesso di rubare qualche scatto di vita di branco senza disturbare l’abitante più sfuggente delle foreste. «Attraverso le analisi delle feci – continua Fabbri – è invece possibile stilare una sorta di carta d’identità del lupo, approfondendo l’aspetto genetico ed escludendo ibridazioni. L’utilizzo del radiocollare ci permette, poi, di monitorare lo spostamento degli animali».

La convivenza
La convivenza tra questo affascinante predatore e l’uomo, nella nostra terra, sembra aver trovato un equilibrio anche grazie a strumenti di indennizzo. «È importante tutelare sia questa specie protetta che chi vive e lavora nel territorio del Parco – conclude il comandante della stazione di Corniolo –. Per questa ragione, fin da subito sono stati avviati percorsi di indennizzo per attacchi al bestiame ma anche per raccolti danneggiati dalla brucatura o grufolata dei selvatici».

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