Sanremo, pronostici e preferenze di Marino Bartoletti

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La settimana più attesa e impegnativa della musica italiana è iniziata. Sanremo 2022, condotto per la terza volta consecutiva da Amadeus, è iniziato tra sorprese e conferme. La gara tra i big si è fatta sempre più accesa, a testimonianza di come il festival della canzone italiana sia sentito tra coloro che hanno fatto dell'arte delle note la loro bandiera. Abbiamo sentito Marino Bartoletti, noto giornalista forlivese, conduttore televisivo ed attento osservatore della kermesse sanremese.

Bartoletti, cosa si aspetta da questo festival?

«Mi auguro sia il festival della normalità, di quella speranza ritrovata che sembrava avessimo perso. La kermesse è parte integrante del nostro Paese: porta tanta gioia e allegria, ma è anche un'importante opportunità di lavoro per tanti e di questi tempi non è cosa di poco conto.

Tra i big in gara quest’anno c’è qualcuno che profuma di vittoria, secondo lei?

«Gianni Morandi e Massimo Ranieri, due cari amici, credono molto nelle loro canzoni, portatrici di meravigliose sensazioni. Hanno avuto coraggio a ripresentarsi sul palco dell’Ariston e oggi servirebbe un po’ a tutti la loro intraprendenza. Sono molto incuriosito da Mahmood e Blanco e da Sangiovanni».

Cosa rappresenta il festival di Sanremo?

«È un grande evento televisivo, specchio di contemporaneità in cui ci si riconosce. Diffido molto da chi afferma di non guardarlo, uno snobbismo che non ha significato».

La Romagna sul palco dell’Ariston?

«La mia terra è ferma con la vittoria di Alice nel 1981. Si può dare di più, molto di più».

I pro ed i contro del festival?

«Possiamo dire che il festival è sempre stato un grande trampolino di lancio per molti artisti; qualcuno più di altri è stato segnato dalla sconfitta ma non per questo non ha continuato nel rincorrere il suo sogno, anzi. È un ottimo contenitore di musica, arte ed emozioni, anche se ultimamente ci costringe ad andare a dormire troppo tardi. Cerca di portare in alto il nome della musica italiana ed i Måneskin ne sono un esempio concreto; possono piacere come non piacere, eppure hanno scalato e continuano a scalare le classifiche nazionali e non solo. Quest’anno non c’è bisogno di avere ospiti internazionali perché ci sono già loro e dobbiamo esserne orgogliosi».

Come è andata la prima serata secondo il giornalista? Beh, sui suoi social commenta: «Gli ascolti della prima serata di Sanremo 2022 sono stati all’altezza della piacevole sensazione riportata vivendola in diretta. Ben oltre due milioni in più di spettatori rispetto allo scorso anno (10.911.000 contro 8.363.000) e otto punti di share in più (54,7% contro 46,6%). Siamo ai confini del record assoluto. Un ottimo (e meritato) inizio!».

E aggiunge: «Difficilmente la classifica stilata esclusivamente dalla sala stampa è particolarmente indicativa di quello che sarà l’esito finale del Festival. Ma stavolta assomiglia in buona parte alla mia opinione. Le prime tre canzoni della serata insugurale si stagliano (per vari motivi) sulle altre e sono tutte da podio: Blanco e Mahmood, in particolare, si candidano decisamente alla vittoria assoluta. È probabile che alcuni grandi vecchi possano risalire la china con la giuria demoscopica. Forse avrebbero meritato un po’ di più Giusy Ferreri e Rkomi. È ovvio che in una classifica qualcuno deve essere ultimo per forza, ma sinceramente mi dispiace per Ana Mena che ha portato a Sanremo tanta freschezza. Esordio molto gradevole, con discreta attenzione verso le canzoni e con un Fiorello già in forma strepitosa. I Måneskin possono piacere o non piacere (a me piacciono molto), ma hanno creato un vero big bang, dando prova oltretutto di grande riconoscenza nei confronti di Amadeus e del Festival. Voto alla prima serata: 7+».

Si esibisce oggi a Casa Sanremo il cantautore faentino Enea, insieme agli altri finalisti del Premio Pigro 2021, indetto dal Mei lo scorso anno. Subito dopo sarà disponibile nei siti di streaming il suo singolo di debutto “San Lorenzo”. «È un brano di impianto cantautorale con echi country – spiega Enea – che è la mia cifra stilistica. Mi sono avvicinato al country anni fa durante un viaggio in Kentucky, ed ho voluto portare con me in Italia i suoni di slide guitar, violoncello e fiati che ho ascoltato là. Il testo racconta una storia d’amore finita, con la conseguente sensazione di abbandono. È ambientata sulle colline di Sant’Agata Feltria, dove vivo, nella notte di San Lorenzo, in cui si va tradizionalmente a vedere le stelle cadenti. In quelle serate tra amici si imbracciava la chitarra e ci si raccontava sotto le stelle».

È il suo primo lavoro? «Come solista sì. Facevo parte di una band con cui abbiamo vinto diversi concorsi, ma adesso ho avviato il mio progetto solista; suonano ancora con me i membri della band, ma il progetto prende il mio nome». Ci sarà un album? «Prima un altro paio di singoli entro l’estate, poi ci sarà un intero album entro l’anno».

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