Sanremo, il Festival è nato a Rimini nel 1936

Cultura

Sanremo è sempre Sanremo! Da stasera e per una settimana, mezza Italia rimarrà inchiodata al televisore a “vedere Sanremo”. Nonostante le polemiche sulla formula della competizione, sul livello qualitativo della musica, sulla lunghezza della manifestazione, sulla scelta dei concorrenti, sugli ospiti e su chi più ne ha ne metta, il festival sanremese è una kermesse canora indovinata ed è un business di dimensioni colossali. Per Sanremo, poi, è una fonte di pubblicità inesauribile: da settant’anni i motivi musicali che escono dall’Ariston spargono per il mondo il suo nome e la sua immagine. Una rassegna grandiosa e avvincente, ma… “rubata” a Rimini. Sì, proprio così, “rubata”! Il Festival della canzone italiana non nasce nella cittadina ligure nel 1951, ma a Rimini nel 1936. E a quella prima storica edizione riminese ne seguì un’altra nel 1937 e un’altra ancora nel 1947, dopo la catastrofe della guerra. Una gara canora pensata e realizzata a Rimini. E per dimostrare quanto affermiamo andiamo a sfogliare i giornali dell’epoca, che ci consentono non solo di scoprire i motivi di questo “furto”, ma anche di individuarne i responsabili, cioè coloro che non hanno saputo o voluto tutelare la competizione, rivelatasi in seguito un tesoro di inestimabile valore. Una brutta faccenda, che ha lasciato tanto amaro in bocca ai riminesi.

Nel 1936 il primo concorso

Entriamo nella questione. Nel cartellone dell’estate 1936 spicca il Concorso Nazionale della Canzone Italiana (Corriere Padano, 23 e 26 giugno 1936). La manifestazione, che aspira a fare di Rimini il punto di riferimento del bel canto “autarchico”, nasce in un momento di esasperato fanatismo per le mode musicali estere. Da qui l’intento del concorso, da parte dei promotori, di portare un contributo al miglioramento della canzone italiana e anche di «elevare il gusto musicale del popolo verso ideali più nobili». Le norme del bando della competizione canora stabiliscono che le canzoni devono essere inedite; le parole devono esprimere concetti, sentimenti, episodi nuovi, poetici, non grossolani ed «evitare la volgarità e il luogo comune»; la musica deve presentare «autenticità d’ispirazione e d’espressione rifuggendo da ogni influsso straniero» (Corriere Padano 13 agosto 1937). L’idea è geniale ed intrigante: mai prima d’allora una proposta simile era stata pensata e concretizzata. È l’Azienda di Soggiorno di Rimini, con il patrocinio del ministero per la Stampa e la Propaganda, che organizza la gara musicale dotata di rilevanti premi per gli autori delle migliori canzoni classificate (Corriere del mare, 15 agosto 1936; Diario Cattolico, 15 maggio 1937). All’uopo vengono predisposte delle commissioni giudicatrici; invitati per l’esecuzione i più noti cantanti nazionali e allestiti degli imponenti complessi orchestrali. L’Ente Italiano Audizioni Radiofoniche si assume l’impegno della radiotrasmissione (allora non c’era la televisione) di tutte le canzoni finaliste. La sede prescelta per questa originale manifestazione è il Piazzale del Parco, il “salotto della marina”, il luogo più chic della Riviera adriatica, con la suggestiva e sfarzosa inquadratura del Kursaal, delle due Palazzine municipali e della stupenda Fontana dei quattro cavalli marini.

Un successo popolare enorme

Il Concorso Nazionale della Canzone italiana ha un successo popolare enorme e riesce ad attirare tanti spettatori forestieri. La stampa si dilunga nel descrivere «la inaspettata marea di pubblico» presente alle serate. «Solo Rimini, colla sua immensa moltitudine aristocratica ed elegante – commenta il Corriere Padano il 7 agosto 1937 – poteva offrire un consenso così pieno alla iniziativa di una festa all’aperto. Diecimila? Quindicimila? Ventimila? Se si tiene conto della folla che si accalcava al di fuori del recinto dell’audizione, gli spettatori erano molto di più». Ma all’entusiasmo del pubblico italiano e straniero presente allo spettacolo canoro, arricchito da fantastiche coreografie di luci e colori, non corrisponde il giudizio favorevole della critica ufficiale, infastidita dalla pochezza dei contenuti del repertorio musicale. La prima edizione della kermesse – a detta dei critici – rivela canzoni di «un’estrema miseria» e solleva molti dubbi tra gli organizzatori dell’iniziativa. Michele Campana commentando il festival sul Corriere Padano del 13 agosto 1936 si spinge a un’amara considerazione: «La musica leggera italiana è caduta nelle mani di mestieranti, i quali in gran parte non hanno la più piccola nozione di musica. Arraffano un motivo straniero, vi aggiungono un pizzico di malinconia napoletana, impastano, contorcono, confondono il tutto con una banalità deplorevole solleticando nelle folle più la volgarità e la sensualità, che non la disposizione spirituale per il bel canto, che è una dote preclara del popolo italiano».

Anche nell’edizione del 1937, nonostante il miglioramento della qualità delle canzoni, la competizione canora non soddisfa la critica. Il solito articolista del Corriere Padano il 7 agosto si lascia andare a un altro pessimistico sfogo: «Le canzoni premiate sono quelle che sono: motivi vecchi, quasi tutti sopra una corda sola: cioè una falsa malinconia neniosa, che trae la sua origine dal peggio della canzone napoletana e si innesta sopra il barbarico tronco del jazz negroide ed americano. Prodotto bastardo che non darà frutto». Un giudizio siffatto, condiviso dalla maggioranza dei soloni della critica, non lascia scampo al concorso canoro e la stupenda iniziativa chiude i battenti (Corriere Padano, 3 e 6 agosto 1938). Finisce proprio in un momento di grande fervore per il mondo della canzonetta; un mondo che nonostante le perplessità valutative esprime e canta i gusti e le aspirazioni del popolo italiano; un popolo che nei testi ama inneggiare alla semplicità della vita, soffermarsi sull’incanto dei tramonti, sospirare la vacanza estiva, l’evasione e sognare… e nei sogni delle canzoni e della gente ci sono bambine innamorate, passeggiate in carrozzella, uno stipendio di mille lire al mese, una Balilla, una casetta in periferia e perché no? anche … «una mogliettina giovane e carina»!

Nel 1947 torna a Rimini il Festival

Chiusa la parentesi musicale, nella mente dei riminesi resta il ricordo del concorso canoro, un evento capace di richiamare l’attenzione di una miriade di appassionati. E proprio nella reminiscenza di questa coinvolgente esperienza passata e nel tentativo di incentivarne la ripresa nell’estate del 1947 si torna a organizzare il 1° Festival della Canzone Italiana. Promotore dell’iniziativa è ancora una volta l’Azienda di Soggiorno di Rimini. Alla competizione pubblicizzata dalla stampa nazionale, che vede nella città romagnola rinnovarsi il richiamo del bel canto, giungono 129 composizioni da ogni parte della Penisola. La commissione esaminatrice è formata dai maestri Mascheroni, Polverelli, Cima e Araldi; dal giornalista e regista Dino Falconi; dal cantante della radio Corrado Lojacono e dal presidente dell’Azienda di Soggiorno Gino Pagliarani. Diciassette sono le opere ritenute «meritevoli di essere eseguite e giudicate da pubblico referendum» (L’Adriatico, 5 agosto 1947). La gara canora si svolge l’11 agosto al teatro Novelli strapieno di pubblico. Le canzoni finaliste, insieme con altre 5 fuori concorso, vengono proposte dalle orchestre dirette dai maestri Zoffoli e Araldi e cantate da Silvana Pampanini, Nori Praty, Ada Silvagni, Dorina Coreno, Corrado Lojacono, Vittorio Caprioli, Luciano Pellegrini, Gianni Penzi e Vittorio Corcelli. Presentatore dello spettacolo è Dino Falconi. Al termine delle esibizioni, la giuria – manovrata dal presidente dell’ente turistico riminese – non trova la canzone regina e non se la sente di assegnare il primo premio di 50mila lire a una delle finaliste e decide – leggiamo su L’Adriatico del 14 agosto 1947 – di trasferire la somma al «II° Festival della Canzone italiana, che si terrà a Rimini durante la stagione estiva 1948». Ancora una volta, non facendo tesoro dagli errori del passato, ci si orienta a considerare l’aspetto “artistico” del repertorio musicale e non la piacevolezza della manifestazione e i suoi sviluppi commerciali e turistici.
Il Festival della Canzone italiana a Rimini non sarà più riproposto e la città, naturalmente, perderà una grande chance. A quattro anni da quell’ultima edizione canora, il 29 gennaio 1951, Sanremo promuove in sordina una gara musicale e premia la canzone Grazie dei fiori. Il motivetto ha un enorme successo. La competizione sarà riproposta annualmente e diventerà un fenomeno scenico e canoro capace di incidere sul costume del Paese.

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