Sanitari non vaccinati, dieci sospensioni e altrettante in arrivo

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Sono dieci i professionisti della sanità imolesi per i quali è già scattata la sospensione dal lavoro. Si tratta di due medici di base, sospesi a inizio agosto, quattro infermieri, due operatori socio sanitari, un tecnico di laboratorio e un logopedista. Ma l’Ausl di Imola sta per spedire altrettanti provvedimenti che imporrano l’esonero dal lavoro, con la sospensione di ogni trattamento economico, ad altrettanti professionisti propri dipendenti o in convenzione, mentre in sospeso resta la posizione di altri 33 non vaccinati della categoria. E il conto potrebbe non fermarsi qui, perché ci sono anche una trentina di dipendenti ma non residenti sul territorio, quindi l’accertamento e il relativo provvedimento compete, secondo quanto disposto dal legislatore che certo non ha agevolato le procedure con questo passaggio, alle loro Ausl di riferimento. Insomma un’ottantina in tutto, in un Ausl che conta però ben 1608 dipendenti.

La strategia dell’Ausl

«Quello che sottolineo con un certo orgoglio è che non abbiamo medici dipendenti della nostra Ausl inadempienti rispetto all’obbligo vaccinale – spiega il direttore generale dell’Ausl di Imola Andrea Rossi –. Sul totale dei 1608 dipendenti che lavorano qui, di inadempienti accertati ce ne sono 20, mentre altri 33 sono ora sub iudice per diverse ragioni. Alcuni potrebbero non essere ancora vaccinati per ragioni sanitarie effettive che stiamo verificando, alcuni hanno fissato l’appuntamento per la vaccinazione ma finché questa non sarà avvenuta non sciogliamo la riserva. Anche perché ci siamo accorti che qualcuno ha messo in atto comportamenti opportunistici solo per allungare i tempi. Devo dire che solo due settimane i non vaccinati risultavano 70, quindi 17 in più rispetto ai 53 oggi in capo alla nostra Ausl. Quindi c’è stato chi, ancorché tardivamente, si è vaccinato». L’impegno dell’Ausl quindi è quello di convincere più riluttanti possibile. «Il gioco non è sospendere le persone, ma convincerle a vaccinarsi – dice Rossi – . La sospensione è in sé un fallimento per tutti, per il personale, ma anche per l’azienda». Intanto stanno per partire altre dieci sospensioni, in ritardo non solo perché l’iter di accertamento è lungo, ma anche perché poi le persone «non si fanno trovare mettendosi in malattia o in infortunio», dicono dalla direzione. Quanto ai residenti fuori Ausl, fra la trentina di posizioni, al momento all’Ausl di Imola è stata segnalata dall’Ausl Romagna una sola sospensione per uno psicologo che in realtà al momento presta servizio in altri soggetti sociali del territorio, ma non all’azienda sanitaria.

Sospensioni e sostituzioni

Per chi non potrà effettivamente vaccinarsi per ragioni mediche, per ricollocarlo l’Ausl ha individuato tre attività alternative, in smart working o che non prevedano contatti con pazienti. «Per ora i numeri delle sospensioni non generano rischi per il mantenimento dei servizi – spiega il direttore Rossi –, anche se è vero che non abbiamo una panchina di 50 persone con cui effettuare le eventuali sostituzioni. In ogni caso nella gerarchia dei problemi viene prima quello di mettere in sicurezza pazienti e lavoratori, quindi di vaccinare possibilmente tutti». Intanto le sospensioni avviate hanno valore fino all’eventuale avvenuta vaccinazione, oppure, nel caso l’interessato non si vaccini, per ora fino al 31 dicembre, dopodiché sarà il governo centrale a stabilire cosa succederà. «Per i medici di medicina generale convenzionati sospesi abbiamo disposto che i loro assistiti si possano rivolgere pro tempore ad altri medici delle medicine di gruppo di riferimento –spiega Rossi –, in caso di necessità attingeremo alle graduatorie regionali per nominare i sostituti».

Andamento epidemiologico

Sulla situazione generale il direttore è ottimista: «L’incidenza della malattia in proporzione ai test fatti è stabili e anche la forza dell’infezione, l’indice Rt, è addirittura in flessione, queste due cose ci portano a pensare che siamo al superamento del picco di questa quarta ondata. Ma aggiungo due motivi di prudenza prima di cantare vittoria: dobbiamo fare i conti coi contagi di rientro soggetti che sono andati ad agosto altrove magari in zone con più circolazione virale come ad esempio la Sicilia o all’estero, anche se quest’anno sono stati meno. Poi c’è la riapertura della scuola e vedremo che effetto farà, visto che questa variante ha già dimostrato una predilezione maggiore delle precedenti nell’infettare i giovani».

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