Sanità, l'Ausl Romagna deve smaltire 444mila tute non utilizzate durante l'emergenza Covid

RAVENNA - Finita l’emergenza covid, l’Ausl cerca di smaltire i dispositivi di protezione individuale (Dpi) che erano stati acquistati ma che ora risultano in eccesso. Il quantitativo è notevole: 717 bancali per un totale di 444.649 tute di protezione del cosiddetto “tessuto non tessuto”, lo stesso materiale con le quali vengono fabbricate le mascherine. Peso totale: 128,2 tonnellate. Il problema principale è rappresentato dalla data di scadenza del vestiario: l’azienda sanitaria ora si trova in magazzino un quantitativo di Dpi che dovevano essere usati nel 2022 o che scadranno a breve. Negli ultimi mesi le tute sono state utilizzate soprattutto dagli infermieri addetti ai tamponi ma ora anche quel servizio è stato enormemente ridotto (a fine gennaio sono stati chiusi molti drive through), con l’Ausl che già alla fine dello scorso anno aveva aperto un bando per trovare soggetti interessati allo smaltimento. In queste settimane ne è stato aperto un secondo con numeri lievitati perché alle tute scadute e non smaltite lo scorso anno si sono aggiunte quelle con scadenza 2023. I dispositivi si trovano in gran parte nei magazzini cesenati, ma i bancali sono comunque diffusi in tutti gli ambiti territoriali della Romagna. Le tute, fabbricate in Asia e distribuite da un’azienda milanese, sono monouso e coprono tutto il corpo a parte mani, piedi e viso per il quale gli operatori utilizzano occhiali di protezione e mascherina. Gli indumenti, in polipropilene e polietelene, sono adatti ad essere riciclati e il bando prevede che chi le smaltisce paghi all’azienda sanitaria un corrispettivo al chilogrammo. Il materiale finirà al miglior offerente ma le società che si presenteranno devono essere iscritte all’Albo dei gestori ambientali. Si può presentare un’offerta anche solo per una parte del materiale. Vendendoli, l’Ausl Romagna ridurrà la perdita dovuta all’acquisto dei dispositivi di protezione di cui si fece scorta nei mesi iniziali dell’emergenza sanitaria, periodo in cui peraltro i prezzi delle mascherine e del resto dei Dpi salì alle stelle. Di quel periodo gli unici dispositivi che continuano ad essere usati con costanza sono invece le mascherine, il cui obbligo di utilizzo negli ospedali e nelle strutture sanitarie è stato prorogato a fine aprile. Ad inizio 2021, un primo bilancio dell’Ausl sull’acquisto dei vari dispositivi di protezione individuali (compresi occhiali, guanti e camici) fissava il totale a 94,2 milioni di pezzi per una spesa complessiva di 14,7 milioni di euro.

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