Sanità, accordo tra Regione sindacati: investimenti per 50 milioni
Attraverso un comunicato stampa pubblicato dal proprio sito ufficiale, la Regione Emilia-Romagna ha reso noto di aver raggiunto un accordo con i sindacati confederali e della sanità pubblica che prevede una dotazione economica fino a 50 milioni di euro. L’obiettivo dell’intesa, come si legge nella nota diramata a inizio luglio, “riconoscere, qualificare e valorizzare il lavoro dei professionisti della sanità emiliano-romagnola”.
L’accordo è stato presentato da Raffaele Donini, assessore regionale alle Politiche per la salute, nella mattinata del 6 luglio scorso. Collegati in videoconferenza, sono intervenuti anche i rappresentanti delle segreterie regionali confederali di Cgil, Cisl e Uil.
Le finalità dell’accordo
La Regione definisce l’accordo con i sindacati come “ un forte impegno al fine di garantire il trattamento economico dei lavoratori della sanità, per riconoscere la loro professionalità durante la pandemia”. Nel comunicato, viene specificato come l’intesa abbia anche altri obiettivi, ossia valorizzare i servizi forniti durante la campagna di vaccinazione contro il Covid-19 e recuperare le prestazioni aggiuntive non erogate a causa della pandemia per “ ridurre così le liste di attesa”.Le risorse stanziate dalla Regione saranno utilizzate anche per “l’istituzione di una direzione assistenziale in ogni azienda sanitaria e la definizione di percorsi di formazione complementare regionale”. In tal modo, la giunta intende offrire un adeguato riconoscimento ad alcuni professionisti sanitari quali infermieri, ostetrici e specialisti della prevenzione e della riabilitazione.
L’accordo, spiega ancora la nota stampa, è solo l’ultima delle iniziative intraprese a favore del rafforzamento della sanità pubblica emiliano-romagnola. Dal 2018, infatti, secondo i dati forniti dalla Regione, sono stati stabilizzati 7.200 professionisti, di cui 2.500 infermieri e 1.700 medici. A tale scopo, l’ente sottolinea come, nel corso degli ultimi due anni, siano state implementate “politiche occupazionali che hanno garantito elevati livelli di copertura del turn over” alle quali si sono aggiunti altri interventi, come ad esempio il coinvolgimento dei professionisti sanitari nell’ambito della didattica universitaria o l'introduzione del protocollo regionale sulle progressioni tra le diverse categorie di inquadramento lavorativo.
Non stupisce che un tale sforzo, da parte della Regione, arrivi in un momento storico in cui la sanità pubblica è costantemente sotto pressione, a causa delle conseguenze della pandemia. Per far fronte all’emergenza sanitaria, ed ai futuri sviluppi della situazione epidemiologica, l’apporto della sanità pubblica continuerà ad essere fondamentale. Di contro, non va sottovalutato il contributo che può arrivare dalle strutture sanitarie private, specie per ‘alleggerire’ il SSN da esami e procedure che, a causa del Covid-19, potrebbero subire un rallentamento. Ciò vale soprattutto per i grandi centri abitati della regione (e non solo) dove l’offerta privata può fungere da valvola di sfogo rispetto a quella pubblica. Chi cerca un poliambulatorio a Bologna, ad esempio, può rivolgersi a Ionoforetica. Strutture di questo tipo, oltre a gestire le prenotazioni online, partecipano attivamente all’attività di screening contro il Covid-19, dando un contributo significativo al contrasto alla pandemia.