San Mauro processa Ulisse: è colpevole o innocente?

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Cinema, teatro, arte, letteratura, tutto del mito Ulisse ci è entrato dentro, fagocitato da un immaginario millenario. Non è solo per il XXVI Canto dell’Inferno dantesco, perfino tante canzoni hanno raccontato di Ulisse; “Itaca” di Lucio Dalla come “Penelope” di Jovanotti, “Ulisse” non è sfuggito neppure al rap di Caparezza e di Murubutu.

Insomma, questo riferimento viscerale, faro dell’umanità occidentale, viene messo in discussione da Gianfranco Miro Gori, l’ideatore del “Processo Pascoli” da sempre sostenuto da Sammauroindustria; ogni 10 agosto, dal 2001, Villa Torlonia si trasforma in tribunale, a ricordo del 10 agosto 1867 quando venne ucciso Ruggero Pascoli, il padre del poeta Giovanni, fattore di quella che era un’azienda modello. Stasera alle 21 “Processo a Ulisse” il 22° della serie, mette alla sbarra l’Odisseo di Itaca raccontato da Omero.

Perché Ulisse?

Perché proprio “il più antico e moderno personaggio della letteratura occidentale”, come introdusse la grande mostra forlivese del San Domenico (2020), viene colpevolizzato? «Perché Ulisse non è un virtuoso spinto da conoscenza, da spirito di ricerca – risponde Miro Gori presidente del tribunale –. È un truffatore, uno che “ciurlava nel manico”, dal Cavallo di Troia ai falsi documenti contro Palamede. Abbiamo messo alla base della cultura occidentale un simulatore, un ingannatore. Abbiamo sbagliato, condannatelo».

A valutare l’intento pasionario di Miro Gori, arrivano due luminari, per argomentare la figura senza tempo di questo eroe moderno in chiave processuale.

Accusa e Difesa

L’accusa è avanzata da Mauro Bonazzi (1973) professore ordinario di storia della filosofia antica e medievale a Utrecht; a sostegno della difesa c’è Giulio Guidorizzi (1948), grecista e traduttore, accademico, saggista, scrittore, ha insegnato nelle università di Milano e Torino. Entrambi autori di molti testi, promettono di fare vivere al pubblico, che arriva da varie parti d’Italia per questo evento, una gustosa querelle. L’accusa contro l’amato mito si annuncia la parte più intrigante. Bonazzi, già protagonista del seminario “Ulisse eroe della conoscenza“, attinge anche da interpretazioni filosofiche che, sostiene, si sono diffuse in modo inesatto, per controbattere all’ideale di “virtute e canoscenza” di Ulisse; ideale che il sommo poeta elaborò pure da “Etica Nicomachea” di Aristotele. Davanti a un pubblico che predilige concretezza, l’arringa del prof sosterrà pure, come si legge dalle sue note, che «dietro all’uomo paziente emerge una persona vendicativa ed egoista con cui è pericoloso avere a che fare. Colpevole anche nel modo in cui ha trattato chi di lui si è fidato».

Di tutt’altro parere è “l’umana” difesa del grecista Guidorizzi: «Come si fa – dice – a condannare Ulisse? Se condanniamo lui dobbiamo condannare ognuno di noi perché Ulisse ci è davvero vicino, in guerra ci è andato contro sua voglia». Al pubblico come da tradizione, spetta l’ardua sentenza che avviene per rigorosa alzata di palette, contate dal palco a vista.

Tribunale assolutorio

L’Albo d’oro del tribunale di Villa Torlonia racconta che, su 21 processi, ben 18 sono state le assoluzioni, e due sole le condanne, quella a Badoglio (2009) e quella contro i mandanti ed esecutori dell’omicidio Pascoli, nel Processo di appello (2012). Una sola volta si è chiusa con un pareggio, nel “Processo ai Vitelloni” (2020). L’anima del serio e giocoso processo di San Lorenzo è dunque assolutoria; si aprono le scommesse per l’eroe di Itaca. Potrebbe anche essere visto come un romagnolo antelitteram, uno che se la cava sempre e che sa muoversi con ogni tipo di persona e in ogni situazione che gli si presenta davanti.

Insomma il paradigma dell’accoglienza romagnola. O no?

Ingresso gratuito.

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