Gimmi Baldinini: “Vendevo le scarpe in piazza Rossa, Berlusconi mi disse che Putin mi conosceva”

«Se finisce la guerra riparte il settore delle calzature - parola di Gimmi Baldinini - all’estero siamo ritenuti ancora i più bravi, anche se la Cina ormai primeggia nelle scarpe ginniche». Nonostante l’uso saltuario della cassa integrazione il settore calzaturiero del distretto del Rubicone, e quindi anche la Baldinini Srl, soffre per una crisi non ancora arginata che presenta varie incognite.

Realtà storica

Fondata nel 1910 l’azienda Baldinini venne creata dal bisnonno di Gimmi Baldinini, oggi ancora l’uomo immagine dell’azienda. Per dovere di cronaca l’impresa è attualmente controllata al 90% dalla finanziaria bolognese Finross. La crisi ha portato la Srl a passare in poco tempo da un fatturato di circa 100 milioni ai poco più 40 milioni del 2023 con circa 200 dipendenti. La Baldinini, marchio iconico per le calzature di super lusso e clientela in tutto il mondo, ha pagato caro la contrazione del mercato globale per varie cause, tra cui anche le sanzioni imposte alla Russia per la guerra in Ucraina.

I ricordi

«Fin da bambino ho respirato l’odore di pelle e cuoio in azienda - racconta Baldinini - con mamma Giovannina che faceva i modelli e il babbo che andava negli anni ‘50 a vendere i sandali al mare di Bellaria». In gioventù era amico del calciatore Gino Stacchini con cui si allenava, e ha avuto una parentesi come suonatore di clarinetto al “Maggio Fiorentino“ a Firenze, che gli è valsa anche un poesia di Mino Giovagnoli. Baldinini poi si è dedicato anima e corpo all’azienda calzaturiera: «La musica mi dava passione ma prendevo poco. Così scelsi l’impegno in azienda. Nel 1974 produssi per un imprenditore ebreo francese anche i sandali Sabot che richiedevano un procedimento complesso e dopo l’iniziale boom smisi quella produzione e punta sui mercati europei». Le sue creazioni sono state indossate anche da dive come Serena Grandi, Simona Ventura, Pamela Prati, Alena Seredova e tante altre.

Primo a sbarcare in Russia

Baldinini è stato il primo calzaturificio a vendere a Mosca: «45 anni fa - ricorda - quando l’azienda non aveva ancora nessun negozio in Russia ci facemmo portare le scatole delle scarpe da un tassista e le vendevamo per strada, tra la metropolitana e la piazza Rossa. Ricordo che nelle strade piene di neve vidi un chiosco di fiori e allora gli chiesi se era disposto a vendere, perché avrei pagato bene. Accettò l’offerta e mi lasciò anche i fiori. Quello fu il primo punto vendita a Mosca: vendevo le scarpe al coperto e regalavo i fiori. Il cliente russo adora la Romagna per la moda, le calzature e il cibo. Per loro noi siamo un esempio ideale di vita. Ma le sanzioni e questa guerra sta distruggendo i rapporti. Al mare sono scomparsi i turisti russi che erano quelli che spendevano di più. Spero che entro l’anno la guerra finisca. Se ci fosse stato Berlusconi avrebbe saputo tenere a freno Putin. Una volta incontrai Silvio a Milano e mi disse “parto per Mosca e ti saluto Putin” e io gli dissi che lo conoscevo. E lui: “lo so, indossa le tue scarpe”».

Il marchio Baldinini è ancora importante in Russia e anche Gimmi è conosciuto. «Qualche anno fa passai sulla piazza Rossa e c’era un matrimonio. Venni riconosciuto e gli sposi mi chiesero di fare varie foto assieme. Poi anche i parenti mi chiesero di posare con loro. Quella volta rimasi coinvolto con gli sposi per tre ore. Ho aperto il primo negozio in Russia 45 anni fa, ma poi ho aperto anche in Ucraina, tra cui Odessa. Guerra o meno l’economia va avanti lo stesso in Russia, le città sono pulite e ordinate, i giovani russi si sentono europei e parlano inglese. Purtroppo questa guerra dissennata blocca tutto»

La crisi attuale

«Il mondo è cambiato - dice - nella storia della moda e delle calzature ci sono sempre stati alti e bassi. Oggi non finisce il mondo e anche per la calzatura, quindi occorre resistere. I cambiamenti ci sono stati. Una volta si faceva il nuovo campionario due volte all’anno e all’80-90% era un successo. Adesso va bene il marchio ma occorre anche saper fare tendenza. I campionari vanno fatti in continuazione tutto l’anno ma devono essere di tendenza e con inventiva, oltre che intuire i gusti del mercato. Vendi se sorprendi il mercato in positivo. Stilisti poi si nasce e non si diventa, non bastano le scuole, occorre il fuoco della passione dentro e saper cavalcare bene il cambiamento».

Le “ginniche”

E si affaccia anche la Cina: «Sono stati bravi a copiare le nostre scarpe - conclude Baldinini - anche se San Mauro rimane un passo avanti. Ma nel comparto calzatura sportiva e ginnica la Cina è più avanti di noi e ha costi inferiori della metà rispetto alle aziende sammauresi. Sono stato in Cina e ho visto le loro fabbriche, lavorano senza limiti di orario e sono diventati bravi dopo aver imparato da noi».

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