San Mauro Pascoli, Mercadini e il Rinascimento a Villa Torlonia

Il teatro di Villa Torlonia ospita una lezione spettacolo sull’arte del Rinascimento di e con Roberto Mercadini. Stasera alle 21 racconta L’arte di essere nuovi, ovvero «una carrellata sull’arte del Rinascimento con un filo conduttore preciso, che è quello della novità».

Cosa intende, Roberto, per novità?

«I grandi pittori del Rinascimento, i maestri, per essere conficcati nella storia hanno prodotto qualcosa di nuovo. Quelli che per noi sono i classici dell’arte, in realtà sono state novità dirompenti; artisti e persone che hanno scompaginato le regole, filo conduttore della mia lezione».

Chi sono i protagonisti di questa arte nuova?

«Ci sono Mantegna, Leonardo, Michelangelo, Botticelli, Raffaello, Giovanni Bellini, Caravaggio. Con parole e immagini provo a fare capire qual è stato lo scarto rispetto ai loro contemporanei e ai loro predecessori. Hanno portato qualcosa che prima non c’era. Ci sono stati artisti che hanno avuto un successo folgorante ma, mutata l’epoca, sono diventati antiquati fino a soffrire la fame, o ad adattarsi a lavorare in provincia».

Qualche esempio?

«Nel monologo mostro un quadro del veneziano Vittore Carpaccio (1465-1520) –, ispirò Cipriani per il famoso piatto, per via dell’uso dei colori, dei rossi e gialli, ndr – . È un dipinto oggettivamente meraviglioso, fitto di dettagli e di personaggi, invece lo relegava sul viale del tramonto. Mostro poi un dipinto di Leonardo più o meno dello stesso periodo, più “frettoloso”, con pochi personaggi. Poi ancora faccio vedere un dipinto di Caravaggio di cento anni dopo; si nota che Leonardo assomiglia a Caravaggio più di quanto non assomigli a Carpaccio. Quest’ultimo era ancora vicino allo stile del Quattrocento, mentre Leonardo anticipa quello che arriverà con Caravaggio. Due contemporanei in teoria, Carpaccio e Leonardo, ma in realtà l’uno già passato, l’altro il futuro».

Presto uscirà anche un suo libro sull’arte?

«Sì, il 19 aprile è attesa l’uscita del mio nuovo L’ingegno e le tenebre , ma questa lezione l’ho sviluppata indipendentemente dal libro, anche se accenno ad alcuni concetti del testo. Ho pensato al Rinascimento come a un momento di grande vivacità intellettuale ma anche terribile; di mortalità altissima, violenza, guerre fratricide, congiure, fanatismo religioso, gerarchie ecclesiastiche che si davano ai piaceri della carne nel modo più sfacciato e smodato, insomma un tempo di contrasti fortissimi, di luci e ombre».

Info: 370 3685093

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