San Mauro Pascoli, «Inaccettabile equiparare vittima e assassino»

«Quel messaggio non può passare». È pacata nei toni, ma ferma ma ferma Elvira Ariano, psicologa e operatrice volontaria di Rompi il silenzio, associazione che si batte per il contrasto alla violenza sulle donne. Il messaggio a cui fa riferimento è quello emerso dalle parole del parroco Giampaolo Bernabini, parroco di San Mauro Vescovo, durante l’omelia del funerale di Oriana Brunelli, la donna uccisa con tre colpi di pistola a Bellaria lo scorso 14 gennaio da Vittorio Capuccini, poi suicidatosi con la stessa arma.

Il parroco aveva invitato a pregare per entrambi: aveva circoscritto il femminicidio di Brunelli a un «momento di follia», aveva invitato quindi a chiedere «perdono per la vittima e per il colpevole, proprio perché ognuno di noi può avere momenti di sbandamento, di pazzia». «Oriana non deve chiedere perdono a nessuno per essere stata uccisa - ha scritto Ariano in post su Facebook -. Nessuno deve arrogarsi il diritto di dire un’oscenità simile a nome di Dio e tantomeno chiedere scusa a nome di chi non può più parlare».

È un post, spiega Ariano, «scritto a titolo personale, perché mi sta a cuore che questa riflessione non venga ridotta a uno scontro tra tifoserie, chiesa vs Rompi il silenzio. Non è così, anzi come associazione collaboriamo con tanti parroci sensibili. Ma il punto è che a quel messaggio è necessario opporci, soprattutto nel momento in cui viene detto in quel contesto e quindi giustamente riportato dai media».

«Ognuno ha il suo ruolo e le sue dinamiche - prosegue Ariano -, non conosco quale sia il pensiero che stava dietro quelle parole, forse ci sarà stata la ricerca di un equilibrio nella comunità, ma quel pensiero legittimamente espresso, può altrettanto legittimamente essere contrastato». «L’idea che una donna che una donna venga uccisa e debba essere parificata a chi l’ha uccisa non può passare. È un pensiero che ci manda indietro al dopoguerra. Non c’è connessione alcuna tra le scelte di una donna e il fatto che venga uccisa - ribadisce con forza -. Non è la scelta il problema, semmai il fatto che non siamo ancora in grado di garantire l’esercizio della libertà delle donne». Ne fa una questione di «incapacità e arretratezza, ancora, di chi fa di una libertà sacrosanta una ragione per essere uccise. Per cosa dovrebbe chiedere perdono Oriana? Dovrebbe scusarsi di essere stata uccisa?».

Elvira Ariano mette in guardia rispetto alle conseguenze di quel pensiero, che «suona come rassegnazione alla bestialità»: «Ma come si fa legittimare un concetto del genere? Visto che ormai l’empatia sembra passare solo dalla personalizzazione, allora chiedo: lo accettereste se Oriana fosse vostra sorella? Vi sarebbe piaciuta questa equiparazione? Perché per le donne si va sempre a cercare una ragione giustificante l’assassino? Non si merita la morte perché si rifiuta qualcuno», insinuarlo è semplice inaccettabile e un pensiero da contrastare.

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