San Mauro Pascoli, in memoria di Oriana «contro l'indifferenza»

Una vera e propria piaga quella della violenza sulle donne che non accenna a fermarsi. L’anno passato in Italia i femminicidi sono stati 122 di cui 100 commessi in ambito familiare e affettivo. Di queste donne 59 hanno trovato la morte per mano del partner o dell’ex partner. A tutte loro e a Giulia Donato, Martina Scialdone, Teresa Di Tondo e Oriana Brunelli, le prime quattro donne italiane uccise nel 2023, il Consiglio comunale di San Mauro Pascoli ha dedicato un minuto di silenzio in apertura della seduta di mercoledì sera.

Una seduta molto sentita e partecipata avvenuta a soli due giorni dal funerale di Oriana Brunelli, uccisa il 14 gennaio da Vittorio Cappuccini, che nel corso della seduta viene ricordato dalla sindaca Luciana Garbuglia nel suo discorso come “stalker di Oriana”.

La seduta straordinaria ha visto come primo ordine del giorno la votazione unanime della mozione d’indirizzo, presentata assieme dal gruppo per San Mauro e dal gruppo San Mauro di nuovo, sulla “parità di genere nella toponomastica cittadina e intitolazione strade alle vittime di femminicidio”. La mozione “impegna la sindaca e la Giunta ad azioni di sensibilizzazione e prevenzione al contrasto della violenza di genere e avviare un percorso d’incremento della toponomastica femminile”. La mozione ha poi approvato l’intitolazione di un parco comunale, il giardino di via dei Mille, a Oriana Brunelli.

Un crimine quello di Oriana che ha scosso l’intero paese, a partire dalla prima cittadina Luciana Garbuglia: «La tragedia di Oriana ha segnato un punto di non ritorno verso l’indifferenza, perché troppe volte si è pensato che questi casi di femminicidio fossero qualcosa di lontano da noi. La morte di Oriana, per mano del suo assassino Vittorio Cappuccini, è stato uno choc per tutti e mi ha commosso molto sia per la conoscenza personale di Oriana e Vittorio che per la responsabilità collettiva legata al mio ruolo. Mi sono domandata: ma potevo fare qualcosa? Potevo fare azioni per cambiare questa cultura di sopraffazione nei confronti delle donne? In questi anni abbiamo fatto tante cose come Comune, ma non bastano, occorre cambiare la cultura, la società. Nessuna legge può essere efficace per prevenire i femminicidi e allora serve una rivoluzione civile come fu quella negli anni ‘90 contro la mafia».

«I femminicidi non sono episodi di violenza solo privati - continua Garbuglia -, sono fatti politici che riguardano la nostra comunità. Sbaglia chi pensa che la violenza sulle donne sia solo una questione di donne. È una questione di uomini, perché tocca agli uomini porvi rimedio. La violenza degli uomini sulle donne è una grave violazione dei diritti umani e l’omicidio è l’atto finale di una spirale crescente di violenze, le più varie. Atti che in alcuni casi non hanno nemmeno rilevanza penale, fatti di pedinamenti come nel caso dello stalker di Oriana».

«Il femminicidio - ha sottolineato la sindaca - non è un raptus imprevedibile, una tempesta emotiva, una perdita della ragione è un crimine di odio in cui la donna non viene ritenuta sovrana del proprio destino». Cosa fare allora? «Educare al rispetto dell'altro, essere vicino alle donne - elenca Garbuglia - e come comunità rafforzeremo le reti antiviolenza col massimo impegno, come lo sportello Alba e l’associazione Voce amaranto».

In diversi poi hanno perso la parola. Da chi, come Simone Pascuzzi partendo da un tweet di papa Francesco ha detto che per contrastare la violenza sulle donne si deve «partire dalle fondamenta della nostra comunità, che a mio avviso sono la famiglia e la scuola facendo interventi su queste», a chi come Tiziano Bianchini ha detto che fino ad oggi non aveva mai pensato che il «maschilismo tossico ed il patriarcato mi riguardassero» e chi come Giovanna Montemaggi si è detta «scossa e impaurita. Non mi sono mai sentita tranquilla quando giro in paese, che non ho mai sentito come un'isola felice».

«Cosa possiamo dire oggi ad Oriana? - si è chiesto Luca Ceccaroni - Primo che non la dimenticheremo e che c’impegneremo tutti perché fatti così tragici non avvengano più. La sua sola colpa è stata quella di fidarsi di una persona che credeva amica, ma che invece aveva premeditato di ucciderla perché non si va ad un appuntamento con una pistola. E bisognerebbe interrogarsi se quella pistola poteva circolare. Il femminicidio è problema di noi uomini, anche quelli di San Mauro. Tutti dobbiamo interrogarci su quale esempio diamo ai nostri figli, sui nostri atteggiamenti, quello che diciamo. Bisogna reagire ad ogni atteggiamento di maschilismo tossico. Lo dobbiamo a noi stessi e lo dobbiamo alle donne vittime da sempre del sopruso e della violenza di genere. Lo dobbiamo ai nostri figli perché sappiano fare meglio di noi. Lo dobbiamo ad Oriana, una nostra compaesana che non siamo riusciti a proteggere».


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