San Mauro, Mercadini porta a Villa Torlonia Campomaggi

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Il prologo di questa storia ci racconta: c’era una volta un bambino di nome Marco; viveva a Teodorano, minuscolo paese vicino a Meldola. Tutti lo conoscevano e gli chiedevano: «Sei il figlio di Nerio?», lui si sentiva amato. Marco correva, giocava, fantasticava; in casa non aveva bagno né acqua corrente, però era felice. Diventato ragazzo cominciò a scendere in città, e in estate al mare. A Cesenatico la gente era tanta, pittoresca, chiassosa. Un giorno Marco vide una ragazza, la più bella di tutte. La ragazza aveva una borsa di pelle a tracolla, sorrideva. Marco cercò un modo per interessarla: «Quasi quasi, pensò, comincio a fare delle borse». Cominciò per davvero a fare borse di pelle, un po’ rudimentali ma di inventiva. Poi provò a venderle; il suo negozio occupava un metro quadrato del marciapiede di viale Carducci a Cesenatico, per parete la recinzione di una casa, come vetrina una coperta, in mano una busta con piccoli arnesi. Quel gioco si fece sempre più intrigante, fino a turbarlo. Perché era diventato un sentire profondo, una passione che non si staccava da lui, un rumore incessante, era Il rumore della necessità.

La storia di Marco Campomaggi da Teodorano e di Caterina Lucchi da Cesena è nata davvero come un gioco di passione fra due ragazzi. Oggi è diventata un rinomato brand internazionale di borse e accessori in pelle, ma potrebbe essere simile a quella di altri. Ne è convinto lo stesso protagonista: «Credo che tante persone che si trovano a fare cose di successo possano raccontare storie come la mia – scrive Campomaggi –, c’è qualcosa che ti porta su una certa strada ma non è affatto detto, soprattutto all’inizio, che quella sia l’unica strada possibile».

Un pensiero il suo, che lo ha spinto a dare alle stampe Il rumore della necessità; il libro ha “debuttato” a dicembre nel teatro San Gerolamo di Milano; stasera, 25 febbraio, alle 21 viene presentato nel teatro sammaurese di Villa Torlonia. Una scelta non casuale; Marco infatti, che non frequentava il teatro, ha incontrato un giorno Roberto Mercadini; le poesie, i monologhi, i pensieri dell’attore autore lo hanno conquistato. Così gli ha affidato la storia del libro per renderla un monologo teatrale.

Da parte sua, l’affabulatore Mercadini ne ha tratto uno spettacolo dove mette anche a confronto la vicenda di Marco con la propria, lui che è divenuto teatrante da grande. È un esordio letterario, quello dell’imprenditore, che non ha che vedere con la vanità. Marco desidera solo restituire qualcosa della sua bella carriera ai suoi estimatori. Confida a proposito: «Dovevo restituire qualcosa alla mia gente, non donare, ma restituire. La mia è una storia molto semplice, l’energia per portarla avanti proviene dalle mie origini, dal luogo in cui sono partito. Da quel paese in cui mi sentivo al centro di una comunità, quasi un fatto d’amore». Per questo il legame con le origini lo incide in ogni suo capo, come firma distintiva: “Teodorano 25-2-1961”. Buon compleanno Marco Campomaggi, cento di questi giorni!

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