San Mauro, il calzaturiero rialza la testa ma restano problemi

Il calzaturiero rialza la testa e vede la ripresa dopo mesi piuttosto complicati per il sistema moda. Il problema all’orizzonte è venire alle prese con mercati in palese difficoltà (Russia e Ucraina -46% dall’inizio del conflitto), rincari di energia e materie prime, con la “ciliegina” dell’inflazione. Lo dice Assocalzaturifici nel fotografare i dati dei primi sei mesi, in un quadro che sostanzialmente ricalca il report del secondo trimestre della Camera di Commercio della Romagna.

Secondo quest’ultima nel secondo trimestre 2022 (aprile-giugno) il calzaturiero nel territorio provinciale è cresciuto del +28,1% rispetto allo stesso periodo di un anno fa, in un trend di crescita che ha visto addirittura +39,2% nel primo trimestre in confronto con il 2021. Ma non è tutto oro quello che luccica a leggere bene i numeri, basti pensare che le calzature nel secondo trimestre registrano una flessione del -4,3% rispetto a quello precedente che aveva evidenziato performance in doppia cifra (+22,4%). È il chiaro segnale di un’onda che pare avere esaurito la sua spinta, almeno in questo momento.

Nei primi sei mesi 2022 bene sul fronte dell’export. Secondo i dati di Assocalzaturifici cresce di +19,3% in valore sullo stesso periodo dell’anno precedente, tra calzature e componentistica (con un +13% sui livelli pre-pandemia di gennaio-giugno 2019). Le prime cinque destinazioni dell’export emiliano-romagnolo, che coprono oltre la metà del totale, sono risultate: Germania (+29,4%), Francia (+16,7%), Usa (+35,1%), Spagna (+28,6%) e Polonia (+10,7%). Marcata invece, come prevedibile, la flessione dell’export verso Russia e Ucraina (-42,6% nell’insieme), scese rispettivamente al nono e trentottesimo posto nella graduatoria delle destinazioni regionali. L’Emilia Romagna calzaturiera copre l’11,5% dei flussi italiani diretti ai due mercati.

Per quanto riguarda le ore di cassa integrazione guadagni autorizzate da Inps nel primo semestre dell’anno per le imprese emiliano-romagnole della filiera pelle, si registra una flessione del -88,2% rispetto allo stesso periodo del 2021: sono state autorizzate quasi 300mila ore. Malgrado il calo, i livelli attuali restano ancora al di sopra di quelli 2019 pre-Covid (+14,6%). E se il numero di imprese attive rimane invariato nel semestre, cresce il numero di occupati con un saldo positivo di +82 addetti (a fronte dei -240 addetti persi nel solo 2021).

«Il settore nell’insieme denota un significativo recupero ma caro energia, costi delle materie prime e conseguenze del conflitto russo-ucraino (-30% in valore l’export nei due mercati, con un -46% dall’inizio della guerra) mettono a rischio l’evoluzione a breve - spiega Giovanna Ceolini, presidente di Assocalzaturifici - Stiamo riscontrando soddisfazione sul fronte delle vendite verso i mercati nordamericani e nei principali paesi UE, mentre i lockdown primaverili hanno frenato quello cinese. Se le griffe registrano performance brillanti, però, metà delle imprese sono ancora sotto i livelli di fatturato pre-Covid».

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