Truffa del cartellino al lavoro: condannati 4 dipendenti a San Marino

Truffa del cartellino. Condannati quattro dipendenti del macello. I loro movimenti ricostruiti dalla polizia civile grazie a cimici per intercettazioni ambientali. Sembra lo scenario di un film, invece sono i mezzi impiegati per smascherare e incastrare il quartetto protagonista di annosi raggiri. Dopo aver strisciato il badge disertavano il posto di lavoro per sbrigare commissioni e attività ma non sono passati inosservati soprattutto mentre sperimentavano l’adrenalina del motocross. Si è chiuso nei giorni scorsi con la condanna di tutti gli imputati il processo a carico di dipendenti del mattatoio pubblico. Oltre a sanzioni di diversa entità, la sentenza prevede 2 anni e 2 mesi di prigionia per l’unica donna, per gli altri colleghi rispettivamente 10, 7 e 6 mesi. Ai tre uomini è stata concessa la sospensione della detenzione. Tutti ricorreranno in appello.
I dettagli
Dopo avere passato il badge, persino a inizio mattinata, uscivano dal macello per recarsi al bar oppure dal medico. La condotta, oggetto di contestazione, è stata confermata dalle verifiche che hanno inchiodato il quartetto per l’uso irregolare dei cartellini e “per l’aver attestato falsamente la loro presenza al lavoro traendone ingiusto profitto”. Gli episodi di assenteismo, secondo quanto documentato dagli inquirenti, si sono ripetuti nel tempo comportando un danno erariale. Tutto è iniziato a novembre 2022 per fatti contestati sin dall’aprile di quell’anno e che hanno gettato ombre su alcuni dipendenti del macello. L’indagine, innescata da diverse segnalazioni, si è avvalsa anche di intercettazioni video ambientali, autorizzate dall’autorità giudiziaria, oltre che di controlli e pedinamenti. In seguito agli accertamenti, è emerso come quattro dipendenti dell’Aass (Azienda autonoma di Stato per i servizi pubblici), da cui dipende il mattatoio, impiegassero anche timbrature “cumulative” per svignarsela, durante l’orario di lavoro. In un caso la donna si era recata prima in farmacia e poi in una abitazione privata. In un’altra circostanza due membri del gruppo hanno fatto un giro in sella a una moto da cross, oltretutto senza casco, anziché effettuare le mansioni per cui erano pagati. Oltre al danno la beffa.