Scandalo molestie: denunciato l'ex Reggente di San Marino

San Marino

Dal misfatto tentato di violazione della libertà sessuale alla violenza privata, passando per atti offensivi del pudore sessuale. Per le presunte molestie sessuali a Palazzo è stata depositata la denuncia. Risale all’inizio di marzo lo scandalo che ha travolto l’allora Capitano reggente Giacomo Simoncini, tornato ad essere un privato cittadino il primo aprile scorso alla fine del semestre condiviso con Francesco Mussoni.

La vicenda

Una segretaria ha riferito di essere stata chiamata nell’ufficio del Capo di Stato con la scusa di aggiustargli la zip dei pantaloni. Solo qualche istante e Simoncini si sarebbe mostrato nudo dalla cintola in giù, avanzando richieste di altro tenore. Rumors allora congelati, visto che nessun Reggente può essere denunciato durante il mandato, né tanto meno difendersi o rilasciare dichiarazioni su qualsivoglia argomento. Ma con il giro di boa del primo aprile, lo scenario è mutato. A fare ricorso al Sindacato della Reggenza per passare al setaccio l’operato di Simoncini aveva provveduto l’Unione donne sammarinesi, approfittando della finestra temporale di 14 giorni che si apre alla scadenza del prestigioso incarico.

La denuncia

Lo studio legale, a cui si è rivolta la dipendente di Palazzo, conferma che la denuncia-querela «è stata depositata mercoledì». Nel testo sono stati indicati una serie di reati astrattamente ipotizzabili, sulla base della legge 57 del 6 maggio 2016, ovvero quella redatta quando San Marino recepì la convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e lotta alla violenza. Nell’occasione sono stati previsti dei reati perseguibili solo a querela, ma il codice penale sammarinese contempla altri reati perseguibili d’ufficio che non si applicano semplicemente come violenza di genere, ma appunto come reati, chiunque li abbia commessi, a danno di chiunque. In sostanza sul tavolo campeggia uno di questi reati specifici.

Le ipotesi di reato

Più nel dettaglio l’ipotesi del misfatto tentato si potrebbe ritenere configurabile alla luce dell’articolo 171 intitolato “Violazione della libertà sessuale”. Dove si legge: «Chiunque, usando violenza, minaccia, suggestione ipnotica o in veglia ovvero valendosi di altri mezzi idonei, costringe una persona o la induce con l'inganno ad atti di libidine, è punito con la prigionia di terzo grado». Tra gli altri reati che astrattamente si potrebbero ritenere configurabili e su cui, risultando perseguibili d’ufficio, deciderà il giudice, si potrebbe aggiungere poi la violenza privata, perché la legge 57 del 2016 ha messo nero su bianco cosa si deve intendere per violenza di genere. Da valutare anche le circostanze di aggravamento, considerato il ruolo rivestito all’epoca da Simoncini. Contestabili inoltre una serie di contravvenzioni riguardanti atti contro la tutela del pudore, ovvero raffigurazioni e atti osceni, atti indecenti, nonché turpiloquio. Senza tralasciare un reato commesso col dolo, il misfatto tentato di violazione della libertà sessuale. La decisione in merito spetterà al giudice, così come accertare se, visto il ruolo rilevante rivestito dall’accusato, a livello di violazioni di norme primarie a tutela degli organi istituzionali della Repubblica, siano state commesse altre violazioni.

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