Prosegue l’emergenza lupi sul Titano. Era da poco scoccata la mezzanotte di lunedì scorso quando una ventina di lupi ha attraversato Strada del Lavoro, all’altezza del potabilizzatore di Galavotto, in direzione Montecucco. Lo riporta l’emittente di Stato Rtv San Marino rammentando, oltre agli avvistamenti di predatori in zone abitate (tra cui due cuccioli e tre adulti a Chiesanuova), anche il recente rinvenimento dei resti, testa e spina dorsale, di un gatto.
Un caso, quest’ultimo, forse in relazione alla sparizione di circa 70 mici da aprile, anche in zone come Gualdre, dove le telecamere hanno registrato il girovagare di lupi. Se ne è discusso lo scorso sabato, nella sala Montelupo di Domagnano, in una serata organizzata dall’associazione protezione animali sammarinese con relatore l’attivista ecologista e difensore dei diritti animali, Davide Celli. Si tratta, come ha spiegato, di un dato con ogni probabilità «sottostimato, poiché considera solo le comunicazioni pervenute all’Apas» ma che desta da tempo preoccupazione diffusa «e richiede attenzione da parte di istituzioni e cittadinanza». Quanto alla predazione «da parte di fauna selvatica come i lupi è stata considerata tra le possibili cause, ma in un numero limitato di casi e non come spiegazione principale». Secondo Celli, «l’assenza quasi totale di resti tipici di un attacco predatorio (ossa, ciuffi di pelo, tracce evidenti) farebbe propendere verso cause di origine umana sebbene anche tale ipotesi necessiti di riscontri oggettivi». Secondo l’attivista, le scomparse «non sarebbero quindi episodi isolati, ma rientrerebbero in un fenomeno più ampio e sistematico, che merita approfondimenti accurati».
In merito ha citato diverse ipotesi investigative, «alcune delle quali gravi, riferendo che in vari Paesi sono stati documentati casi di maltrattamento organizzato su animali e traffici illegali». Tra le ipotesi discusse, figurano «la produzione di materiale audiovisivo illegale con crudeltà sugli animali; l’uso dei gatti per pratiche illegali assimilabili alla vivisezione non autorizzata e l’eliminazione degli stessi visti come attentatori della bio-diversità». Piste che, tuttavia, «devono essere verificate con prudenza e affidate solo all’attività delle forze dell’ordine e degli enti competenti».