San Marino. Pedini Amati imbraccia il fucile contro lo stop alla braccata

San Marino

Stop alla braccata al cinghiale, Pedini Amati alza la voce: «Scelta miope e dettata da strumentalizzazioni». Nonostante il parere contrario del governo, nei giorni scorsi l’aula consiliare ha approvato con 29 voti favorevoli e 6 “no” l’Istanza d’Arengo numero 10, promossa da cittadini che chiedevano la messa al bando della braccata al cinghiale. Un cambio di passo su cui interviene il segretario di Stato al Turismo, Federico Pedini Amati, più volte chiamato in causa dal 19 gennaio scorso quando durante una battuta di caccia a Domagnano, a cui partecipava, un proiettile vagante colpì, per fortuna senza danni, il vetro blindato di un’abitazione. «Le volontà del Consiglio - esordisce Pedini - si rispettano sempre perché è l’organo principe e sovrano dello Stato. Ma le ennesime strumentalizzazioni di pochi soggetti sparuti di Repubblica futura sono quanto di più basso e becero possa accadere in politica». Tra le accuse a suo carico l’aver piegato le leggi o suggerito il da farsi a dirigenti pubblici. Di qui l’invito a metterci la faccia fuori dall’aula perché «c’è un limite a tutto» anche alle menzogne. Detto questo, resta dell’avviso che depennare la braccata al cinghiale «sia una miopia di fronte ai grandi danni provocati dai troppi cinghiali concentrati in numero sproporzionato in tante aree». Per non parlare dei possibili incidenti stradali che provocano.

Pan per focaccia

Segue la frecciata alle associazioni green. «Chi parla di sterminio, mattanza e crudeltà, - ribatte - non sa quel che dice», vista la necessità del contenimento degli ungulati. «Anche se non dovrebbero mai capitare - va al punto - gli incidenti succedono e in nessuna parte del mondo provocano l’abolizione di un esercizio venatorio». A suo avviso ha prevalso l’onda emotiva ma la sua posizione rimane netta. «Non sarò mai d’accordo», dice, con chi per acchiapparsi quattro “like” offende i cacciatori che praticano prelievi venatori fino a ieri leciti e legali. Rivolgendosi poi alla protezione animali invita a prendere lui come capro espiatorio senza delegittimare i cacciatori che sia nell’Osservatorio che nella Federazione «hanno sempre portato avanti un confronto sereno e costruttivo con tutto il mondo della salvaguardia animali». Infine una tirata di orecchie alla politica. «Non si possono chiedere i voti ai cacciatori - chiude - per poi lasciarli al loro destino», in pasto all’opinione pubblica.

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