San Marino, la protesta contro la riforma Igr: “Partecipazione oltre ogni aspettativa”

San Marino

In 10mila per dire “no” alla riforma Igr. Tra slogan scanditi con il megafono e bandiere, residenti e frontalieri, pensionati e cittadini si sono riversati ieri sul Pianello per partecipare alla mobilitazione organizzata dai sindacati del Titano per l’intera giornata. Lunghe file di auto si sono formate, sin dalle prime ore del mattino, in direzione Città di San Marino a fronte di parcheggi sold out e vetture deviate fino a Fonte dell’Ovo. Gli aderenti allo sciopero sono arrivati alla spicciolata proprio per la difficoltà a trovare parcheggio. L’invito delle tre sigle sindacali (Cdls, Csdl e Usl) a scioperare contro una revisione dell’imposta generale sui redditi bollata «come iniqua, discriminatoria e penalizzante», è stato raccolto oltre ogni aspettativa. Stando alle stime degli organizzatori, i manifestanti sono stati circa 10mila superando il record del 24 settembre 2013.

Sindacati alla carica

Nel suo percorso, il corteo con in testa i tre segretari generali, Enzo Merlini (Csdl), Milena Frulli (Cdls) e Francesca Busignani (Usl), ha raggiunto lo Stradone per passare davanti alla segreteria Finanze, «dove i fischi e gli slogan “vergogna”, “esci fuori”, si sono alzati d’intensità sotto l’occhio attento delle forze dell’ordine. Il Pianello ha contenuto solo parte di manifestanti: gremite anche le strade circostanti, con code di persone che arrivavano fino alla Cava dei Balestrieri per contrastare una riforma che, ha rimarcato Frulli (Cdls), va contro l’Europa e a due dei quattro pilastri fondamentali: libera circolazione di persone e merci. Busignani di Usl nota che se in migliaia hanno perso un giorno di stipendio «la colpa è solo di chi tira dritto senza ascoltare le persone che dovrebbe rappresentare e tutelare».

Nel suo intervento Merlini (Csdl) contesta «affermazioni e presupposti falsi come ad esempio che le tasse in più pagate dai frontalieri sarebbero compensate dal minor prelievo fiscale in Italia. Solo questo - conclude - è un motivo per cassare la riforma».

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